Territorio

Il Forte che non sparò mai: la fortezza dimenticata in Valtellina

Il Forte che non sparò mai la fortezza dimenticata in Valtellina

Fortezza dimenticata -Nel cuore della Valtellina, in località Canali (fra i comuni di Tirano / Sernio), sorge il Forte Sertoli — originariamente denominato Forte  Canali — una testimonianza affascinante e un po’ malinconica delle grandi opere difensive italiane all’alba della Prima Guerra Mondiale.

Costruito tra il 1913 e il 1914, per controllare il fondovalle e la Val Poschiavina, ebbe però una vita militare breve e poco “movimentata”.

Oggi è un monumento storico dal fascino decadente, immerso nella natura, che racconta ambizioni strategiche, trasformazioni e il silenzio delle armi.
Nei paragrafi che seguono analizzeremo la sua storia, la funzione difensiva, la struttura, l’attuale stato e come visitarlo — mettendo in evidenza i punti salienti per chi ama le escursioni, la storia militare o semplicemente luoghi insoliti.


Origini e contesto storico

La costruzione del forte risale al periodo 1913‑1914: la sua realizzazione fu motivata dalla necessità di presidiare la Valtellina dal versante sud‑ovest e controllare l’accesso al fondovalle, in un’epoca in cui la tensione tra gli Stati europei cresceva.

La scelta del sito — la collina alla località Canali, a circa 1.176 m s.l.m. (quota riportata) sul versante sinistro della valle dell’Adda — consentiva un’ottima visuale sul fondovalle e sulla Val Poschiavina.

Il forte era armato con quattro cannoni da 149 mm con gittata fino a circa 12 km.

Tuttavia, nonostante l’impianto difensivo e la dotazione, il forte non fu mai coinvolto in azioni di fuoco durante il conflitto: i cannoni vennero trasferiti sul fronte del Carso e il forte rimase inattivo dal punto di vista militare.

Nel dopoguerra fu rinominato in onore della famiglia Sertoli (antica nobiltà valtellinese) ed entrò a far parte del sistema difensivo fino al periodo successivo.

Questo contesto rende il Forte Sertoli un esempio perfetto dei “forti che non spararono”: costruiti con enormi investimenti ma che vissero più come deterrenti che come campo di battaglia.


Funzione difensiva e struttura del forte

La funzione primaria del forte era di controllo e sorveglianza del territorio: dalla collina di Canali poteva osservare e battere con l’artiglieria il fondovalle valtellinese e le vie di accesso laterali alla Val Poschiavina.

La struttura presentava ambienti per alloggi truppa, armamenti, ricoveri, cannoneggiamento ed era integrata in una rete di fortificazioni alpine e intermontane.

  • La quota di 1.176 m s.l.m. sulla collina del versante sinistro della valle dell’Adda.

  • Il forte era concepito per poter battere le valli laterali (come la Val Poschiavina) e per ostacolare eventuali incursioni da Nord o tramite vie alpine.

  • La dotazione citata: quattro cannoni 149 mm, gittata circa 12 km.

  • Accessibilità: uno dei racconti escursionistici riporta un dislivello di circa 575 m dalla partenza a quota ~600 m per raggiungere il forte in circa 2 ore. 
    Pur ben concepito, non fu impiegato operativa­mente per sparare, e questo lo rende quasi “animato” solo dal potenziale deterrente. Questo fatto contribuisce anche al fascino attuale: una fortezza che non ha dovuto combattere ma è rimasta lì, “in attesa”.


Il periodo bellico e il dopo guerra

Durante la Prima Guerra Mondiale, benché fosse pronto o quasi, il Forte Sertoli non entrò mai in operazioni attive. I cannoni furono effettivamente trasferiti al fronte del Carso.

Nel dopoguerra rimase parte del sistema difensivo regionale, ma con frequente inattività e con funzioni sempre meno operative. Una fonte segnala che nel secondo dopoguerra (o comunque negli anni ’30‑’40) il forte restò efficiente ma non sparò mai un colpo.

Con il passare del tempo e il mutare delle esigenze militari, la fortezza cadde in disuso e venne progressivamente abbandonata o utilizzata per usi marginali. Oggi rappresenta un monumento storico che parla di guerra, paura, deterrenza e anche del­l’inevitabile obsolescenza delle grandi opere belliche.

Per molti visitatori, è proprio questo il fascino principale: camminare tra batterie silenziose, polveriere vuote, atmosfere di un passato militare immobile.


Stato attuale e caratteristiche per la visita

Oggi il Forte Sertoli è raggiungibile da percorsi escursionistici che partono dalla zona della collina di Canali. Un blog di escursione segnala: partenza da quota circa 600 m, arrivo a quota 1.175 m con dislivello 575 m; difficoltà valutata “3/5”.

Dal punto di vista fisico: la fortezza conserva le strutture principali — batterie, ricoveri, camminamenti — anche se in condizioni di degrado: vegetazione, infiltrazioni, usura del tempo. Il forte assume quindi una atmosfera suggestiva di “fascino decadente”.

Per chi volesse visitarlo:

  • Equipaggiamento da escursionismo consigliato: scarpe da trekking, acqua, abbigliamento adatto alla montagna.

  • Durante l’escursione, rispettare l’ambiente, evitare accessi non sicuri o aree instabili (alcune zone militari possono essere pericolose).

  • Godersi il panorama: dalla collina di Canali la vista sul fondovalle valtellinese è ampia e merita la pausa.

Visitabile non come museo organizzato ma come esperienza immersiva, libera, di scoperta. La bellezza è nella quiete, negli spazi militari abbandonati, nella natura che ritorna.


Perché visitare la fortezza dimenticata

Visitare il Forte Sertoli significa immergersi in una pagina della storia meno nota — quella delle fortificazioni alpine italiane del primo Novecento — e apprezzare un luogo che unisce natura, storia e suggestione.

Motivi per andare:

  • Una fortezza poco battuta, fuori dai grandi circuiti turistici, che consente una visita più autentica e meno “turistica”.

  • La natura della Valtellina: boschi, panorami, aria di montagna che amplificano la sensazione di isolamento e memoria.

  • Un’opportunità per riflettere su come il paesaggio militare diventi paesaggio della memoria: armi che non spararono, opere che non servirono all’attacco ma alla difesa e alla deterrenza.
    Cosa lasciare con sé:

  • L’immagine delle pareti in cemento, delle feritoie, dei tunnel: strumenti di guerra che ora ospitano solo il silenzio.

  • Il contrasto tra la potenza progettuale e la non‑azione: un forte pronto a colpire che però non sparò.

  • La consapevolezza che ogni valle, ogni collina può nascondere una storia, un segreto, una fortezza dimenticata.
    Visitarlo è anche un modo per contribuire alla valorizzazione di questi luoghi: condividere con lentezza, rispetto, sensibilità verso l’ambiente e la memoria.


Fortezza dimenticata

Il Forte Sertoli (ex Forte Canali) è una piccola grande “porta” sulla storia militare e sul paesaggio della Valtellina. Forse non vivrà più gli spari dell’artiglieria, ma parla con la sua presenza silenziosa, con le sue mura, con la collina su cui s’erge.

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