Territorio

Il borgo dimenticato che sfida la montagna

Il borgo dimenticato che sfida la montagna

Borgo dimenticato – Nel cuore della Val Malenco, sul versante sinistro orografico della valle, si trova il piccolo comune di Spriana. La sua posizione – a 754 m s.l.m., con una superficie di circa 7,7‑8,2 km² e una densità abitativa molto bassa – la rende un caso emblematico di borgo alpino che ha vissuto una forte trasformazione demografica.

In passato, Spriana non era un unico nucleo piatto, ma un insieme di contrade – Bedoglio, Piazzo, Portola, Mialli, Erta, Cucchi, Gaggi (e altre) – distribuite su pendii ripidi, collegate da mulattiere e sentieri. Questi insediamenti si svilupparono in ambienti ostili, ma che offrivano protezione e comunità.

Il borgo, però, ha vissuto un lento declino: se da un lato la difficoltà di accesso ha preservato l’identità montana, dall’altro ha contribuito allo spopolamento. A rendere ancor più grave la situazione, fra il 1960 e il 1965 si verificò il definitivo colpo: l’area fu posta sotto osservazione per una vasta frana che ne mise in pericolo l’abitabilità e l’amministrazione decise una massiccia evacuazione.


Origini, territorio e contrade del borgo dimenticato

Il nome “Spriana” nel dialetto valtellinese appare come Spriàna. Secondo alcune ipotesi etimologiche, deriverebbe da un termine che richiama la “asperità” del versante su cui sorge (dal latino o da radici prelatine).

Il territorio comunale si estende principalmente sul fianco occidentale‑orientale di una costiera che scende dal Monte Foppa (m. 2461) fino al torrente Mallero.

Le contrade storiche includono, come menzionato in più fonti, Bedoglio, Piazzo (o Piazza), Portola, Mialli, Erta, Cucchi, Gaggi e Marveggia.

Questi piccoli insediamenti erano costruiti su roccia, in posizione ripida, spesso con gradinate scolpite nella pietra, muri a secco, castagneti e boschi.

L’accesso era tramite mulattiere, sentieri e scale in pietra: un sistema che se da un lato rendeva possibile la vita montana, dall’altro era caro in termini di fatica e isolava il borgo rispetto ai centri più facilmente accessibili.

Un punto molto suggestivo è la contrada di Scilironi (m. 657) che appare come un gruppo di case arroccate su una “antica frana di massi”.

Questo modo di vivere “in quota”, in ambienti ripidi e boscosi, ha plasmato una comunità con agricoltura e allevamento, ma anche con forti limiti territoriali: poche aree pianeggianti, pascoli ridotti, campi difficili da lavorare. Nel tempo, molti hanno scelto (o dovuto) emigrare verso zone più accessibili o città.


Decadimento, evacuazione e frana

Il declino demografico di Spriana è avvenuto in più fasi. Le cause sono molteplici: spopolamento delle zone alpine, ricerca di lavoro altrove, difficoltà agricole e di allevamento in un territorio impervio.

Una causa particolarmente significativa è stata la presenza di una frana che incombe sull’abitato. È attestato che fra il 1960 e il 1965 la comunità fu evacuata in grandi parti a causa del rischio concreto che la frana potesse attivarsi.

Dopo l’evacuazione, scuole, case, campi e contrade videro un progressivo abbandono: la natura ha riconquistato spazi, i sentieri hanno perso traffico, le case sono rimaste più che altro come testimonianza di un passato vivo.

Attualmente, l’intero versante e le frane sono costantemente monitorate dalla protezione civile per garantire la sicurezza dell’abitato e per gestire eventuali rischi residui.

Questo doppio destino — da borghi fiorenti ad abbandono — fa di Spriana un esempio toccante di come i cambiamenti territoriali, demografici e ambientali possano convergere in un unico luogo di montagna.


Il borgo dimenticato oggi: tra memoria, natura e potenzialità turistiche

Anche se la popolazione è ormai ridotta Spriana offre ancora spunti interessanti per chi ama la montagna, la storia e il paesaggio alpino autentico.

  • Paesaggio naturale: la Valmalenco è caratterizzata dalle imponenti Alpi Retiche, e anche Spriana gode di ambiente montano, boschi, contrade arroccate e splendidi scorci.

  • Contrade storiche: visitare le contrade “perse” o semi‑abbandonate può essere un’esperienza emotiva: gradinate di pietra, panorami sul torrente Mallero, case rurali che raccontano la vita in montagna.

  • Cammini e escursioni: pur non essendo una località “turistica di massa”, Spriana può essere tappa per chi ama camminare, scoprire luoghi poco battuti, respirare la quiete.

  • Memoria storica e architettonica: la chiesa parrocchiale di Chiesa di San Gottardo (Spriana) (1625) e la chiesetta della Chiesa della Madonna della Speranza (costruita su un masso sporgente), testimoniano l’arte e la spiritualità della comunità di montagna.

Tuttavia, le potenzialità sono mitigate dal contesto: accessi difficili, servizi ridotti, rischio ambientale ancora presente. Per chi volesse visitare, è consigliabile andarci con spirito di scoperta, non con aspettative da resort.


Borgo dimenticato

La vicenda di Spriana è significativa per diversi motivi:

  • Illustra come le condizioni geografiche influenzino profondamente la vita di un borgo: accesso, agricoltura, demografia.

  • Mostra l’impatto concreto di un fenomeno ambientale (la frana) su comunità, infrastrutture e territorio.

  • Offre una “lettura” della montagna non solo come luogo di vacanza, ma come ambiente vissuto, abitato, che ha conosciuto fatiche, partenze e resilienza.

  • Può essere spunto per riflettere su turismo sostenibile, riattivazione di borghi, valorizzazione del patrimonio montano in chiave contemporanea.

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