29 Marzo 2024 13:47

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Mulin de la Rusina a Castione Andevenno

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Mulin de la Rusina

I mulini della Val del Boco, sopra e sotto Vendolo, fino a Balzarro hanno macinato fino all’immediato dopoguerra (1940-’45) mais, frumento, segale e miglio per gli abitanti del territorio di Castione, ma anche per chi proveniva da Postalesio, da Triangia, da Triasso e dal versante orobico valtellinese da Caiolo. Furono una presenza importante nella vita economica del territorio. Fino poco oltre la metà del Novecento hanno funzionato i forni del pane delle comunità rurali di Castione.
A Vendolo a 475 metri di quota, il Mulino della Rosina detta anche “la mulinera”, utilizza la forza motrice del torrente Boco e ancor oggi è testimonianza e patrimonio storico di questa sua originaria vocazione, l’antico edificio è giunto intatto fino a noi, costituito dalla macina per il granoturco, segale, frumento e la pila a due martinetti e cavità in pietra per la battitura dell’orzo e di altre graminacee. Il mulino vanta un’origine sicuramente settecentesca, ma probabilmente potrebbe essere anche più remota, già esistente con un impianto più modesto.
E’ certo che il mulino venne ristrutturato nel 1854 dal “mastro rivero Carolino Dario” come attesta il graffito inciso nel banco di sostegno della macina, costituita da una piastra granitica tonda, inferiore fissa, e una superiore rotante, detta ballerina.
Meccanismi essenziali sottostanti erano le connessioni dentate ruotanti di unione alla ruota motrice verticale esterna a pale della corrente del Boco. Periodicamente il mugnaio provvedeva alla martellinatura delle facce in contatto delle macine, usurate dall’attrito. Una vite di regolazione permetteva di aumentare o ridurre la distanza e la pressione tra le due macine.
Le farine macinate si accumulavano nel “buratto”, o “mandro”, cassone setacciatore protetto sul fondo da una tela di seta che tratteneva le impurità, lasciando passare solo la farina pulita, in caduta nella “madia”. Sopra le macine le “tramogge” trapezoidali lasciavano cadere i cereali da macinare, regolati dalla “granerola” e dal ritmico lavoro dei “batarei”.
Aspetto interessante è costituito da tutto il sapiente lavoro di carpenteria del legno con il quale sono costruiti gli impianti molitori.
Mulino e pila sono contrassegnate dalla tipica “rosetta alpina”, diffusa in tutto il mondo rurale, fino in estremo oriente.

L’impianto attuale è un gioiello di archeologia rurale, che la Comunità Montana di Sondrio, divenuta proprietaria, ha recuperato nel 2009, con l’attenzione che merita, mantenendo le funzioni originarie anche alla pila.
L’edificio presenta solidi muri portanti in pietra e all’esterno la grande ruota vitruviana in ferro, in una coerente visione d’insieme, con l’avvio delle nuove funzioni molitorie si è verificato un dissesto statico temporaneo ripristinabile. Le funzioni che sono state individuate tendono anche al recupero della vocazione storica del luogo, riattivando il ruolo che la comunità rurale ha svolto nei secoli.

Per informazioni e visite guidate contattare il Comune di Castione Andevenno che ha in gestione il Mulino in collaborazione con la Pro Loco

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