Questa la nota diffusa a livello nazionale. Tra i territori italiani compresi nel riconoscimento, oltre a Costiera amalfitana, Pantelleria, Cinque terre, Salento e Valle d’Itria, c’è anche la Valtellina. Ma per la presenza dei muretti a secco, non come zona terrazzata vitata. E nessun cenno alla viticoltura, vera e unica caratteristica per la quale ci si possa aspettare un ritorno d’immagine all’interno di un’iscrizione così ampia. E per capirlo basta notare le altre zone iscritte, oltre al numero e caratteristiche delle nazioni coinvolte.
Per intenderci è un’inserimento nei beni immateriali simile a quello della dieta mediterranea o dell’arte della liuteria. Per cui non sono stati iscritti pastasciutta e violino, questo per fare chiarezza. Marchi quindi molto meno sfruttabili commercialmente.
Tutt’altra cosa sarebbe stata l’iscrizione diretta e singola nei patrimoni materiali e come zona vitata e/o terrazzata, come da tempo altre zone (Douro in Portogallo, Lavaux in Svizzera, Barolo e Barbaresco in Italia per citare i più celebri) hanno ottenuto con un ben definito ritorno di marketing. Che si sta comunque esaurendo.
Si tratta di una buona notizia per la provincia di Sondrio, ma il cui impatto difficilmente potrà allontanarsi dai confini locali e/o incidere sul turismo locale. Anche a causa della valenza del marchio Unesco che sta scemando negli anni a fronte di un elenco di beni inseriti, tra materiali e, soprattutto, immateriali, che è cresciuto troppo velocemente, basti citare gli ultimi inseriti, il raggae e il merletto fatto a mano sloveno, sotto la spinta dei governi e dei suoi apparati burocratici.
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