Certo, perché siamo in montagna, perché siamo distanti dalle città, perché abbiamo una sola strada che ci collega al mondo.
Ci si aspetterebbe quindi che, nel nostro territorio, questi dati inconfutabili non portassero solo svantaggi, ma anche una sorta di schermo verso alcuni aspetti dell’economia e della società consumistica a cui si potrebbe anche fare a meno, soprattutto dove si “campa”, o meglio, si dovrebbe campare, di turismo.
Ma arriviamo al punto. “La Provincia di Sondrio” ha appena pubblicato un articolo nel quale i negozianti di abbigliamento di Aprica si lamentano (hanno scritto al sindaco per lamentarsi e chiedere interventi in merito) della recente apertura “di due temporary outlet che fanno concorrenza con le loro vantaggiose offerte ai negozi che tutto l’anno sono operativi nella località orobica”.
Non intendiamo esprimere giudizi sulla vicenda, anche se ci sentiamo solidali verso i negozianti aprichesi, in difficoltà già per conto loro per il meteo e la crisi di questa estate, ma il punto ci sembra un altro.
Che clientela viene attirata da questi negozi e perché vengono aperti proprio in un paese turistico in piena stagione estiva?
Ci viene il dubbio che, come per il fondo valle in gran parte della provincia, la scelta della Valtellina sia stata per molti anni quella di puntare ad un’offerta da clientela “outlet”, tra ipermercati iper presenti e attività che stanno sicuramente meglio nel contesto cittadino che in una zona montana che richiede, legittimamente, una specificità nella considerazione del legislatore e non solo.
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