25 Aprile 2024 02:00

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60 anni di storia del Giro d’Italia e della famiglia Bonetta sul Gavia

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bonetta gaviaDall’8 giugno 1960 oltre 60 anni di storia del Giro d’Italia e della famiglia Bonetta sul passo Gavia.

Vittorina (scomparsa nel 2021) e Duilio, scomparso molti anni fa, alla fine degli anni ’50, in un’Italia che cercava di riprendersi dalla guerra, ebbero l’intuizione di costruire un rifugio per portare turismo sul Gavia, fino ad allora sconosciuto ai più, sviluppando il passaggio su questa strada militare, un vero capolavoro degli alpini, per far conoscere ancora di più la Valfurva e Ponte di Legno.

Dopo alcuni anni di lavori aprirono il Rifugio Bonetta l’8 giugno 1960, in occasione del passaggio del primo Giro d’Italia su questo valico che diventò leggenda. Il passaggio fu voluto dal patron Vincenzo Torriani, che vide la strada del Gavia per caso durante un sorvolo estivo, decise quindi di provare a far passare lassù la carovana rosa.

Il primo a transitare sul GPM fu Imerio Massignan “Partimmo fortissimo ed a 80 Km dall’arrivo ero già solo in testa alla corsa. Ai tempi del Gavia si sapeva poco o nulla, non avevamo fatto alcun tipo di ricognizione. A un certo punto, superato il piccolo borgo di Sant’Apollonia, mi trovai davanti una vera e propria mulattiera: ripida, ghiaia e sassi da tutte le parti, muri di neve alti sei metri ed uno strapiombo a tenermi compagnia ad oltre 2300 metri di quota. Transitai in cima al valico con quasi 2 minuti di vantaggio su Gaul, alle mie spalle corridori da tutte le parti che con le spinte del pubblico cercavano di raggiungere la vetta in ogni modo. Da quel momento il mio nome è rimasto indelebilmente legato al Gavia: ne vado molto orgoglioso”.

Numerosi cartelli vennero posizionati dall’organizzazione del Giro con scritto “discendete con prudenza”. Questo la dice lunga su quanto il Gavia fosse temibile non solo per la salita ma anche la discesa.

All’epoca la strada era più stretta di oggi, non vi erano protezioni, era completamente sterrata e soprattutto non c’era ancora la galleria che evita il tratto più pericoloso, quello dove nel 1954 persero la vita gli alpini precipitati insieme al camion che li trasportava. La salita da Ponte di Legno era riservata ad automobilisti con un certo pelo sullo stomaco, ora in confronto è una passeggiata.

Oggi, a distanza di tanti anni, il Gavia è asfaltato e vanta estimatori anche dall’altra parte del mondo, arrivano da ogni continente per scalare le sue rampe ed ammirare la sua natura selvaggia (il Gavia è uno dei luoghi con più buio in Italia durante la notte) ed una tappa al rifugio in vetta, diventato ormai un must per ogni persona che arriva a quota 2621 metri, su uno dei passi più alti ed iconici d’Italia e d’Europa.
Marco Trezzi

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