Villaggio Sanatoriale Morelli a Sondalo
Ci troviamo in provincia di Sondrio, più precisamente tra le montagne di Sondalo, in alta Valtellina.
Qui, sul versante esposto a mezzogiorno, sorge una concentrazione di ex sanatori che rappresentano una rarità, non solo in Italia, ma a livello mondiale. Fino agli anni ’70, il paese di Sondalo era noto per le sue condizioni ambientali ideali per la cura della tubercolosi, attirando pazienti da tutta Italia e dall’estero.
La storia di uno di questi sanatori, il “Villaggio Sanatoriale Morelli”, è straordinaria. Oggi, il complesso è ancora impressionante per le sue dimensioni e l’architettura. Ma partiamo dall’inizio.
La progettazione del Villaggio Morelli iniziò nel 1928, quando il medico tisiologo Eugenio Morelli, originario di Teglio, eseguì uno studio sulla qualità dell’aria della zona, scoprendo che era particolarmente adatta alla cura della tubercolosi. Grazie a questa scoperta, negli anni ’30 l’Istituto Nazionale Fascista della Prevenzione Sociale (I.N.F.P.S.) decise di costruire il più grande sanatorio d’Italia e d’Europa a Sondalo. Un progetto simile era stato avviato anche in Francia, ma Mussolini, in un atto di competizione, ordinò che quello di Sondalo fosse ampliato per superare quello francese.
Nel 1932, arrivarono a Sondalo 1.400 operai e tecnici, che, con il supporto delle manovalanze locali, avviarono la costruzione di quello che sarebbe diventato uno dei cantieri più imponenti d’Italia. I lavori, sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Ramponi, terminarono nel 1938, con la realizzazione di nove padiglioni. L’architettura seguiva le teorie mediche dell’epoca, secondo le quali grandi finestre e spazi aperti, che favorivano l’entrata della luce solare e il ricircolo dell’aria, avrebbero contribuito alla guarigione dei malati.
Una delle sfide maggiori fu lo sbancamento del versante montuoso per creare ampi terrazzamenti e permettere la costruzione degli edifici. Fu anche necessario deviare il corso del torrente Rio e costruire una strada monumentale, con muraglioni e viadotti, per connettere il complesso.
L’intero villaggio era concepito come una cittadella autonoma, con edifici destinati a diverse funzioni. I padiglioni di degenza erano progettati secondo un modello standard, con camere a sei letti e verande rivolte verso sud, per garantire il massimo della luce naturale. Inoltre, per evitare l’inquinamento atmosferico, furono progettati impianti innovativi, come quello di distribuzione delle merci tramite teleferica.
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Nel 1940, il Villaggio Morelli fu completato, ma l’Italia entrò in guerra, ritardando l’apertura. Fu solo nel 1946 che i primi pazienti vennero accolti. Ma la vera storia incredibile del Villaggio Morelli si sviluppò durante la Seconda Guerra Mondiale, con un episodio che sembra più una spy story che una vicenda storica.
Villaggio Morelli Sondalo
Infatti, durante l’occupazione tedesca, alcuni tra i più importanti capolavori d’arte italiani, tra cui opere di Tintoretto, Carpaccio e Gentile Bellini, furono trasferiti clandestinamente al Villaggio Morelli. L’operazione, organizzata da Guglielmo Pacchioni, sovrintendente di Brera, e Luigi Ferrari, direttore tecnico del sanatorio, prevedeva il trasporto segreto delle opere in casse numerate e sigillate. Nonostante il divieto di transito sulle strade, i quadri vennero trasportati su filocarri che, normalmente utilizzati per trasportare cemento, riuscirono a eludere i controlli. Il trasporto avvenne con discrezione, grazie alla complicità di un maggiore tedesco che, essendo un esperto di arte italiana, non rivelò mai il segreto.
Alla fine della guerra, le opere furono restituite ai rispettivi musei e il Villaggio Morelli cominciò finalmente la sua attività originaria di cura, accogliendo migliaia di malati di tubercolosi.
Con l’avvento degli antibiotici, la tubercolosi fu progressivamente debellata, e il Villaggio perse importanza negli anni ’70. Solo pochi padiglioni sono rimasti operativi come ospedale. Più recentemente, durante la pandemia di Covid-19, l’ospedale Morelli è stato riadattato per diventare un Covid Hospital, contribuendo ancora una volta a salvare numerose vite.
La storia del Villaggio Sanatoriale Morelli è un affascinante capitolo di cura, arte e resistenza che rimane impresso nel cuore della Valtellina.