Gli archeologi al lavoro per riportare alla luce i bivacchi dei primi cacciatori mesolitici che frequentarono i passi alpini 10.000 anni fa.
La settimana scorsa sono iniziati gli scavi archeologici alla Malga di Valle dell’Alpe con l’obiettivo di individuare e portare alla luce le tracce lasciate dai più antichi cacciatori che frequentarono l’area della Val di Gavia tra 10.000 e 8.000 anni fa, alla fine dell’ultima età glaciale. La presenza di strumenti in selce nell’area del Gavia fu segnalata per la prima volta alla fine degli anni Settanta, da ricercatori del Museo Tridentino di Storia Naturale, e confermata dagli scavi condotti dal Consiglio Superiore delle Ricerche e dall’Università degli Studi di Milano nel 1992.
Il passo Gavia, lungo il fronte della Grande Guerra
Più recentemente Giuseppe Cola, instancabile frequentatore delle alte quote, ha segnalato in più occasioni il rinvenimento di altri manufatti. Proprio queste nuove segnalazioni hanno spinto la Soprintendenza a incaricare la ditta specializzata SAP Ricerche archeologiche di effettuare le ricerche che si stanno svolgendo in questi giorni a Malga dell’Alpe.
Questi luoghi conservano, infatti, le testimonianze antichissime di ripetuti contatti avvenuti tra i diversi versanti delle Alpi. Per esempio, i piccoli strumenti in pietra, punte di freccia e lame di piccoli coltelli, abbandonati dai cacciatori mesolitici e rinvenuti sul Gavia sono prevalentemente realizzati in selce, materiale che non esiste nei dintorni e che fu prelevato piuttosto lontano, nelle Prealpi lombarde e nelle Valle dell’Adige.
Queste ricerche sono particolarmente importanti perché consentono anche di raccogliere informazioni sui cambiamenti climatici, che si sono succeduti in queste aree dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 12.000 anni fa. Le ricerche proseguiranno fino alla metà di agosto e si auspica che a partire dall’anno prossimo si possano ripetere con cadenza annuale, ampliando la collaborazione anche a istituti universitari ed enti di ricerca.