Nel Parco Nazionale dello Stelvio, tra le sue più importanti vette, spicca la bella piramide del Pizzo Tresero.
Con l’auto, salendo da Santa Caterina Valfurva, si va in direzione Passo Gavia e al Rifugio Berni (2.540 m) ci si incammina verso nord-est sul sentiero n.25 raggiungendo dopo un paio di chilometri il ponte dell’Amicizia (2.518 m). Dopo averlo superato si imbocca il sentiero n. 41 che, passando al cospetto del Pizzo Vallombrina, entra nella vallata del Dosegù lungo un itinerario ben segnalato, avendo sempre davanti il Pizzo San Matteo e il Ghiacciaio del Dosegù.
Si continua, anche su alcuni tratti un po’ ripidi, passando sopra il Lago Verde per poi raggiungere a quota 3.000 m un pianetto sassoso per poi entrare nel tratto più difficile nella vallata del ghiacciaio Pedranzini. Verso quota 3.200, sotto la cresta che separa quel che resta di questo ghiacciaio crepacciato e la misera Vedretta del Tresero, la traccia e i segnavia cominciano a scomparire e si procede a “naso” sul permafrost, tra roccia e sassi, oltre che su terreno instabile.
Dopo essere passati sotto il Bivacco Seveso, costruito sulla stretta cresta, si arriva a quota 3.470 m, dove si deve superare una placca di circa una ventina di metri attrezzata con corde fisse. Superato questo passaggio si percorre la parte terminale della cresta, che non presenta grosse difficoltà, raggiungendo l’artistica croce del Tresero posta a quota 3.595 m, per poi percorrere una ventina di metri e toccare così la cima del Pizzo Tresero (3.602 m).
Qui sono presenti tracce di baracche e filo spinato della prima guerra mondiale, ma soprattutto panorami da poster su Monte Sobretta, Cima di Gavia, Corno Tre Signori, Adamello, Punta San Matteo, Dosegù, Punta Pedranzini, Gran Zebrù, Ortles, Monte Confinale. Il ritorno avviene sullo stesso itinerario dell’andata.
Percorso (EEA) di 13 chilometri, dislivello positivo di 1.250 metri.
Giorgiogemmi.it