Olimpiadi a impatto zero?
L’idea delle Olimpiadi invernali “a impatto zero” è stata promossa come un paradigma di sostenibilità: niente consumo eccessivo di suolo, energia rinnovabile, infrastrutture esistenti e una minimizzazione netta delle emissioni e dell’impatto sull’ecosistema alpino. Ma, analizzando i numeri e le opere in corso, emerge una storia ben diversa, fatta di grandi opere, consumi idrici ed energetici intensivi e critiche crescenti da parte di esperti e ambientalisti.
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Il costo della neve: neve artificiale e risorse naturali
Una delle principali criticità riguarda la produzione di neve artificiale, necessaria per garantire le condizioni ottimali per gran parte delle competizioni — soprattutto in un clima che vede sempre meno neve naturale in molte zone montane.
La produzione di neve artificiale consumano grandi quantità di acqua ed energia: secondo dati generali sul tema, per fare 1 m³ di neve artificiale servono circa 400 litri d’acqua e tra 3,5 e 14 kWh di energia — numeri importanti se moltiplicati per centinaia di migliaia di m³ necessari per le piste olimpiche.
Nel caso specifico dei Giochi Milano‑Cortina 2026, per esempio, è previsto un bacino artificiale a Livigno sul Monte Sponda con una capacità di circa 203.000 m³ d’acqua per l’innevamento.
Questo significa che, oltre al consumo idrico, si concentra una grande opera di infrastruttura che influisce sui cicli naturali dell’acqua e richiede energia per pompaggio e gestione.
Anche se alcuni sostengono che il bacino sia progettato per essere più “sostenibile”, il suo stesso uso suggerisce dipendenza dalla neve artificiale e quindi da risorse non trascurabili, in netto contrasto con l’idea di “Olimpiadi a impatto zero”.
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Grandi opere e promesse di sostenibilità
È importante sottolineare che anche le opere collegate all’innevamento artificiale e all’adattamento delle infrastrutture hanno un impatto non trascurabile sull’ambiente:
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Taglio di aree boschive e vegetazione alpina in alcune zone interessate dalle piste e strutture olimpiche.
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Consumi energetici e idrici elevati per mantenere in funzione i cannoni da neve e le infrastrutture correlate.
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Alterazione del ciclo naturale dell’acqua, con grandi volumi immagazzinati e rilasciati artificialmente.
Malgrado rapporti ufficiali di sostenibilità dei Giochi affermino che verrà utilizzata energia da fonti rinnovabili certificate al 100%, resta da vedere se questo basterà a bilanciare gli impatti netti di strutture ed eventi.
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Il paradosso olimpico: celebrare la natura per distruggerla?
La contraddizione è evidente: si organizzano Giochi per celebrare paesaggi montani e lo sport invernale, ma per farlo spesso si ricorre a tecnologie e infrastrutture che alterano fortemente l’ambiente naturale.
Critici e ambientalisti sostengono che, anche con buone intenzioni, la dipendenza da grandi opere, dalla neve artificiale e dalla creazione di bacini d’acqua comporta un chiaro impatto sul delicato equilibrio alpino
Questa tensione — tra promesse di sostenibilità e realtà materiali — è al cuore del dibattito su molte edizioni recenti e future delle Olimpiadi invernali: da quelle di Beijing 2022, dove quasi tutta la neve era artificiale, alla pianificazione di nuove infrastrutture alpine in Europa.
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Il gioco vale la candela ambientale ed economica?
La domanda finale è semplice, ma profonda: vale davvero la pena sostenere l’impatto ambientale e i costi economici di un evento che pretende di essere “a impatto zero”, quando nella pratica richiede grandi opere, forte consumo di risorse e alterazioni degli ecosistemi naturali?
I sostenitori delle Olimpiadi rispondono che eventi di questa portata portano turismo, sviluppo infrastrutturale e visibilità internazionale. I critici rispondono che tali benefici non giustificano i costi reali — ambientali, idrici, energetici e territoriali — specialmente in un’epoca di clima che cambia rapidamente.
Olimpiadi a impatto zero
Le Olimpiadi invernali “a impatto zero” restano un’idea ambiziosa, ma la loro applicazione concreta si scontra con sfide strutturali significative: dal bisogno di neve artificiale, al consumo di acqua ed energia, fino all’impatto territoriale delle infrastrutture sportive.
Il bilancio finale tra promesse green e realistico impatto ambientale rimane oggetto di dibattito aperto, e richiede maggiore trasparenza, dati verificabili e un confronto pubblico consapevole.







