19 Marzo 2024 11:43

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Fabio Corbani, il milanese innamorato del basket e della Valtellina

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La vita è fatta spesso di coincidenze inaspettate. Se venerdì abbiamo intervistato Alessandro Scipioni di Sky sul binomio basket e Valtellina, ieri, incontrandolo a Morbegno, abbiamo scoperto che “Scipio” è stato il primo procuratore, oltre che suo ex giocatore, del nostro ospite “baskettaro” di oggi. Stiamo parlando di un altro milanese “doc”, al secolo Fabio Corbani, capo allenatore a Biella in serie A2 da due anni, ma che dal 2003 risiede nella nostra Val Masino con la moglie Laura e Micole, nata a Chiavenna nel 2005.

Dal 1991 al 1997 ha diretto il settore giovanile dell’Olimpia Milano, squadra della quale è stato assistente allenatore dal 1997 al 1999. Nei quattro anni successivi ha allenato l’Unione Cestistica Casalpusterlengo. Dal gennaio 2004 al dicembre 2005 ha guidato l’Aironi Basket Novara. Nella stagione 2009-10 è stato vice allenatore della Benetton Treviso. Ha guidato la Nazionale under 20 agli Europei di categoria di Bilbao nel 2011. Nell’estate dello stesso anno è stato ingaggiato dall’Unione Cestistica Piacentina in Legadue.

Corbani, che vanta il record di scudetti Juniores vinti, due con la Stefanel Milano e due con la Benetton Treviso, è il classico esempio vivente di turista di prossimità che grazie allo sport ha conosciuto la nostra valle, se ne è innamorato e non l’ha più lasciata, diventandone al tempo stesso, grazie alla sua importante carriera sportiva, un ambasciatore in Italia. Migliore promozione di questa secondo noi non esiste.

La prima domanda è la più semplice: come mai vivi in provincia di Sondrio?
“Perché con mia moglie un po’ di anni fa abbiamo acquistato una casa in Val Masino con l’intenzione di ristrutturarla, più che altro per le vacanze, poi non ce ne siamo più andati”.

Il tuo rapporto con la valle non può che essere positivo…
“Abbandonare Milano per vivere in Valtellina è stata una scelta facile in fondo. Qui ci sono i posti di cui mi sono innamorato da bambino. Mi trovo bene con le persone, siamo stati accolti bene dalla comunità dove viviamo, ci piacciono i ritmi. Amo conoscere i valtellinesi, scovare nuovi posti, ristoranti, locali. Qui ci sono tanti punti di riferimento, dove puoi ancora scambiare due parole. Non come in città dove entri in un negozio, compri e quasi esci senza salutare, con uno svilimento dei rapporti umani”.

Rapporto con la nostra terra che immagino nasca dalla tua passione per il basket?
“Se oggi sono un allenatore professionista lo devo anche grazie alla grande invenzione di Diego Pini con il Valtellina Basket Circuit, che ho cominciato a frequentare ai tempi incredibili del ritiro a Bormio del Messaggero Roma. Allora facevo quindici giorni di vacanze estive per sciare allo Stelvio al mattino e nel pomeriggio assistere agli allenamenti e alle partite del Circuit. Sempre in provincia di Sondrio ho partecipato poi ai corsi per diventare allenatore. Posso tranquillamente dire che qui ho deciso di provare a fare della mia passione una professione, con l’ambizione di provare a farlo ad alto livello”.

Sappiamo che sei stato sempre riconoscente alle valle in questo senso
“Ogni volta che ho avuto un incarico da capo allenatore e ho potuto scegliere sono venuto al Valtellina Basket Circuit. Ho fatto in Alta Valle il ritiro con Novara, Piacenza, Biella, sempre alloggiando negli hotel di Bormio e allenandoci nella palestra di S. Antonio Valfurva. Quest’anno probabilmente il raduno lo faremo nelle vicinanze di Biella, ma il mio amore per il basket estivo in valle è fuori discussione”.

Basket Circuit che oggi è più attuale che mai
“Certo, la crisi che ha investito anche lo sport fa sì che il Circuit sia ancora più importante, perché l’idea di portare tante squadre a pochi km una dall’altra è fondamentale anche per un discorso di costi legato alle trasferte e di logistica per le amichevoli”.

Il tuo ricordo di Diego Pini?
“Ho scritto queste poche righe quando è mancato”. “Ho iniziato ad allenare una trentina di anni fa. Ho iniziato perché folgorato dal Valtellina Circuit, la creazione di Diego Pini, durante una mia vacanza a Bormio. Guardavo tutte le partite, i giocatori, gli allenatori. Passavo i pomeriggi al Pentagono. L’anno dopo già allenavo contro le squadre di Diego, e perdevo. E ci ho perso tante volte negli anni. E ogni anno sono tornato in Valtellina, a vedere il Valtellina Circuit, la sua creatura. Poi ci sono tornato per i corsi allenatori in Valle. E Diego sempre presente. Poi ci sono tornato da assistente allenatore di un club che il Valtellina Circuit lo giocava. E Diego sempre presente. Sempre uguale, un mito. Poi da capo allenatore, sempre, con ogni mia squadra, non più al Valtellina Circuit, ma da Diego. Da lui, dal mio amico Diego Pini, perché io la pre season la volevo fare solo organizzata da te Diego. Poi, io, il milanese, come dicevi tu, ho scelto di venire anche a vivere in Valtellina, e anche in quell’occasione solo buoni consigli. Anche quest’anno sono qui, mi ci hai portato tu, come sempre. E hai organizzato tutto, fino all’ultimo, anche la palestra dove mi alleno, la mia preferita, che hai tenuto per la mia squadra. Non dimenticherò mai. Diego, tu sei una parte importante della mia pallacanestro e quindi della mia vita. Ciao e grazie per sempre”.

Ci regali un aneddoto che lo riguarda, anche se uno forse è poco?
“Infatti ne ho almeno due che mi piace ricordare. Una volta con le giovanili dell’Olimpia Milano vengo a Sondrio, prima della partita regalo il gagliardetto della società a Diego. Lui, tifoso di Varese, diciamo che non la prese benissimo e lo appoggiò delicatamente da un’altra parte. La seconda è ancora più nel suo personaggio. Forse perché nel suo cuore batteva un cuore varesino voleva a tutti i costi battere Milano con una delle sue squadre. Mi invita per un torneo natalizio, che poi scopro non esserci. Nessun problema, Diego mette insieme alcune sue annate e organizza diverse partite nella stessa giornata. Al mattino giochiamo contro i pari età, poi ci porta a mangiare “leggero”, cioè pizzoccheri e sciatt, al pomeriggio partita con la sua squadra con ragazzi più vecchi di un anno rispetto ai mie e finalmente vittoria per Sondrio, che ce le suona”.

Hai allenato tanti giocatori di Sondrio, chissà che un giorno, quando sarai stufo della serie A, tu non possa allenarne altri vicino alla tua nuova casa…
“Mai dire mai. Ho tanti buoni ricordi con i giocatori sondriesi, anche se non ho mai allenato il mio intervistatore di oggi e questo rimane un mio piccolo cruccio. Ti ho visto giocare tante volte dalle giovanili in poi e ho sempre pensato che fossi il più grande talento cestistico mai espresso dalla Valtellina. Un talento pazzesco e fuori da ogni logica, smisurato dal punto di vista tecnico e atletico, ma anche caratteriale e non certo un giocatore semplice. Quando ti seguivo uno degli aspetti divertenti della partita era la tua relazione con Diego Pini, eravate uno spettacolo nello spettacolo. In campo mi ricordi in tutto e per tutto, sia negli aspetti caratteriali che in quelli tecnici, Alessandro Gentile che ho allenato quattro anni alla Benetton Treviso. Peccato tu non abbia avuto la possibilità di sfruttarle tutto il talento che avevi”.

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