Domani si riparte, ma senza empatia non si va lontano

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Domani, se Dio vuole, si ricomincia, almeno in parte, a vivere normalmente.
Mentre si attende il decreto statale che fornirà le basi per le ordinanze regionali ci sentiamo probabilmente come Asterix con il “lasciapassare A38” (Le 12 fatiche di Asterix, 1976). Ma, come lui, confidiamo alla fine di trovare la soluzione.
Se all’inizio della pandemia e del confinamento da più parti si auspicava che ne saremmo usciti migliori, negli ultimi giorni le avvisaglie sui social non sono proprio rosee.
Ma una cosa ricordiamocela, prima di puntare il dito contro gli altri nei prossimi giorni, perché tutti abbiamo in fondo della rabbia da sfogare dopo 3 mesi in casa a svuotare il frigorifero. Se chi riaprirà la propria attività non riuscirà a rispettare al 100% tutte le 1000 norme previste, non partiamo con foto e denuncia social/web/chat. Forse potrebbe essere sufficiente solo farlo notare a chi sta riprovando a ripartire. In fondo si tratterebbe della dimostrazione di quella che manca a questo paese da tanti, troppi anni. L’empatia verso gli altri. Quella vera, non mascherata dietro iniziative pubbliche.

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