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Cave, torni e laveggi della Valbrutta

cave, torni e laveggi della valbrutta

Nell’Alta Valmalenco, sulla direttrice che sale a Campo Moro, a 300 metri prima di Campo Franscia, c’è sul lato destro la Valbrutta: una valle corta il cui nome non corrisponde alla realtà.

Valbrutta

Alla confluenza delle acque che scendono dal Largone e del torrente Prabello sorge il piccolo nucleo di antiche baite che prendono il nome da questa piccola valle.

Qui ci sono ancora le cave e i torni per la lavorazione della pietra ollare risalenti al 1800.

Tutta la Valmalenco è famosa per la serpentinite (roccia appartenente alla famiglia delle peridotiti, nelle quali quasi tutti i minerali che la compongono si trasformano in serpentino).

Dalle venature del serpentino si estrae la steatite (impropriamente detto talco), ma c’è pure una lunga venatura di pietra ollare che si suddivide in cloritoscisto e talcoscisto.

La pietra ollare è una roccia tenera e viene lavorata in varie parti della terra con modalità differenti.


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Proprio perché è possibile lavorarla al tornio si riesce a farne contenitori di vario tipo e anche i “laveggi”.

Laveggi

Questi ultimi sono molto resistenti al calore e pertanto molto adatti alla cottura; sono inoltre utilizzati anche per la conservazione dei cibi perché non ne alterano le proprietà.

Qui, nella Valbrutta, ci sono ancora i torni in legno per la lavorazione della pietra ollare; questi torni fino a cinquanta anni fa funzionavano con la forza motrice prodotta con l’acqua.

Nella creazione di queste particolari pentole sono coinvolte due importanti figure: un esperto cavatore e un bravissimo tornitore.

Dopo di loro, nel passato, entrava in gioco il “Magnan”, era lo stagnino che riparava contenitori di qualsiasi tipo e le pentole.

Questo artigiano aveva introdotto la cerchiatura dei laveggi per farli durare molto a lungo nel tempo; altro compito del “Magnan” era quello di girare l’Italia per andare a vendere i “Lavecc”.

Infine, un’ultima curiosità: l’uso delle cave della Valbrutta, pur essendo esse in territorio di Lanzada, era riservato alla Quadra di San Giovanni di Montagna in Valtellina e la stessa cosa si verificava per l’uso degli alpeggi dell’Acquanera.

Giorgiogemmi.it

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