Bonetta Gavia
Dall’8 giugno 1960 oltre 60 anni di storia del Giro d’Italia e della famiglia Bonetta sul passo Gavia.
Vittorina (scomparsa nel 2021) e Duilio, scomparso molti anni fa alla fine degli anni ’50, ebbero l’intuizione di costruire un rifugio per attirare il turismo sul Gavia, un’area fino ad allora sconosciuta ai più, in un’Italia che cercava di riprendersi dalla guerra.
Sfruttando questa strada militare, un vero capolavoro degli alpini, contribuirono a far conoscere maggiormente la Valfurva e Ponte di Legno.
Dopo alcuni anni di lavori, il Rifugio Bonetta aprì l’8 giugno 1960, in concomitanza con il passaggio del primo Giro d’Italia su questo valico, che divenne leggendario.
Questo passaggio fu voluto dal patron Vincenzo Torriani, che notò la strada del Gavia durante un sorvolo estivo e decise di far passare la carovana rosa proprio lì.
Leggi anche: La tragedia dei 18 alpini precipitati sul Gavia
Il primo a transitare sul Gran Premio della Montagna fu Imerio Massignan:
“Partimmo fortissimo ed a 80 Km dall’arrivo ero già solo in testa alla corsa. Ai tempi del Gavia si sapeva poco o nulla, non avevamo fatto alcun tipo di ricognizione. A un certo punto, superato il piccolo borgo di Sant’Apollonia, mi trovai davanti una vera e propria mulattiera: ripida, ghiaia e sassi da tutte le parti, muri di neve alti sei metri ed uno strapiombo a tenermi compagnia ad oltre 2300 metri di quota. Transitai in cima al valico con quasi 2 minuti di vantaggio su Gaul, alle mie spalle corridori da tutte le parti che con le spinte del pubblico cercavano di raggiungere la vetta in ogni modo. Da quel momento il mio nome è rimasto indelebilmente legato al Gavia: ne vado molto orgoglioso”.
Numerosi cartelli con la scritta “discendete con prudenza” vennero posizionati dall’organizzazione del Giro, evidenziando quanto il Gavia fosse temibile non solo per la salita, ma anche per la discesa.
All’epoca, la strada era molto più stretta rispetto ad oggi, priva di protezioni, completamente sterrata e, soprattutto, mancava la galleria che ora evita il tratto più pericoloso, dove nel 1954 persero la vita alcuni alpini precipitati insieme al camion che li trasportava.,
La salita da Ponte di Legno era riservata ad automobilisti particolarmente coraggiosi, mentre ora è decisamente più accessibile.
Oggi, dopo tanti anni, il Gavia è asfaltato e attira appassionati da tutto il mondo.
Persone da ogni continente arrivano per scalare le sue rampe e ammirare la sua natura selvaggia.
Il Gavia è infatti uno dei luoghi più bui d’Italia durante la notte.
Una sosta al rifugio in vetta, a quota 2621 metri, è diventata un must per chiunque visiti uno dei passi più alti e iconici d’Italia e d’Europa.