28 Marzo 2024 13:22

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Se Mussolini avesse raggiunto il ridotto della Valtellina

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Tra le tante leggende legate alla fine di Benito Mussolini non va dimenticata quella del Ridotto Alpino Repubblicano, noto anche come ridotto della Valtellina.

Il luogo dove i fascisti avrebbero voluto organizzare l’estrema resistenza finale della Repubblica Sociale, trasferendovi governo e forze armate. Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, promise al Duce 50mila uomini, fedeli fino all’ultimo, che avrebbero combattuto nella nostra valle. Il 5 aprile infatti si recò personalmente in loco per un’ispezione.

La Valtellina: l’ultima speranza per il Duce nell’aprile 1945

Il piano, è dato per assodato, venne progettato nonostante la consapevolezza dell’avvicinarsi della sconfitta definitiva, ben prima dell’aprile 1945 (si parla dell’estate 1944), quando ormai, al di là delle dichiarazioni (anche il 20 aprile) al limite del fantasioso, il Duce, a conoscenza della sua impossibilità e dell’imminente crollo militare, vendette segretamente sede e stabilimento del Popolo d’Italia per una grossa somma in franchi svizzeri. Mussolini e il ridotto Valtellina non si incontrarono mai.

Il piano prevedeva la concentrazione di ingenti scorte in viveri ed armi, l’allestimento di rifugi e postazioni difensive, l’installazione di una stazione radiofonica, una tipografia e adeguate scorte di carta per stamparvi un giornale. Esposto ai massimi rappresentanti tedeschi il 14 aprile 1945 venne accolto con totale disinteresse dai nazisti in Italia che lo consideravano inutile e velleitario.

La Resistenza in Valtellina

Stesso atteggiamento tenuto tra l’altro dal Maresciallo Graziani (comandante forze armate RSI) che lo riteneva una follia sul piano militare. Del resto molto del progetto era solo sulla carta e ben poco era stato concretamente realizzato. Si era infatti pensati a lungo di adattare e utilizzare gli apprestamenti difensivi della Linea Cadorna realizzata durante la Grande Guerra.

Perché venne scelta la Valtellina come ubicazione del ridotto difensivo RSI?  Per la sua posizione che ben si prestava all’afflusso delle forze fasciste in ritirata. Per avere alle spalle la neutrale Svizzera, che non poteva portare attacchi e che, anzi, avrebbe potuto rifornire il RAR. Sicuramente per la conformazione della valle, i cui accessi si prestavano perfettamente alla difesa. E in caso di sfondamenti si sarebbero potute approntare linee di difesa più arretrate, ad esempio in alta Valtellina.

Un aspetto che certamente giocava un ruolo importante era il fatto che in questo territorio gli Alleati non avrebbero potuto con facilità dispiegare tutta la loro preponderante superiorità in mezzi e uomini. Inoltre il passo Stelvio nelle idee dei gerarchi consentiva per più tempo l’ultimo collegamento con l’alleato tedesco.

Altro aspetto la presenza delle centrali idroelettriche per avere l’energia necessaria alle industrie. Infine, e questo sicuramente era l’aspetto che avrebbe caratterizzato la fine del RAR, era agevole e sempre aperta la carta della fuga in Svizzera attraverso la lunga frontiera tra Valtellina e Confederazione Elvetica.

La Valtellina: l’ultima speranza per il Duce nell’aprile 1945

Ma tutto questo non sarebbe comunque bastato. Per difendere a lungo la Valtellina sarebbe stato necessario trasferirvi, viste le scarse risorse che c’erano in loco, viveri e munizioni (viste le scarse risorse reperibili in loco). E approntare postazioni difensive valide al riparo dagli attacchi aerei (vennero solo iniziati alcuni lavori di fortificazione).

Facendovi affluire molto tempo prima forze armate consistenti, per dargli il tempo di bonificare la zona dai partigiani, presidiando quindi accessi e punti nevralgici e approntando la logistica necessaria per il successivo afflusso di mezzi e uomini. Invece vi erano state inviate solo un centinaio di Brigate Nere e la Milice di Darnard (collaborazionisti oltranzisti francesi).

Tra i motivi del mancata realizzazione del RAR le enormi difficoltà a trasferire in provincia di Sondrio, a causa della scarsità di mezzi di trasporto, sottoposti a continui bombardamenti, uomini e mezzi. Mussolini stesso non credeva al 100% nella sua validità e anzi temeva, come poi successe, che sarebbe stato abbandonato nell’ultimo viaggio.

Mussolini e il ridotto Valtellina – Ma c’è un se. Che avrebbe potuto cambiare questa storia. E non di poco. Indipendentemente dal fatto che mancava un’adeguata organizzazione difensiva, se Mussolini avesse raggiunto la Valtellina avrebbe potuto comunicare per diversi giorni con i reparti RSI ancora in armi. Colonne fasciste consistenti erano ancora armate e in movimento nel nord Italia a ridosso delle Alpi.

La colonna tedesca della Flak che portò Mussolini si arrese a Morbegno

La speranza del Duce era di resistere addirittura per due mesi. Ciò probabilmente, questa è l’opinione di molti storici, la guerra in Italia sarebbe continuata ancora qualche giorno e il Duce avrebbe avuto molte più possibilità di affrontare un regolare processo e non una cattura con sommaria esecuzione da parte dei partigiani.

Infatti nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, come quasi sempre succede in guerra, dove le informazioni sono di difficilissima lettura, erano convinti che il Ridotto della Valtellina fosse realmente una minaccia.

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