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Pensioni, quanto spetta di assegno con 35 anni di contributi

PensioniAndare in pensione con 35 anni di contributi, conviene davvero? - valtellinamobile.it

35 anni di contributi sono un traguardo non da poco in qualsiasi carriera, ma sfruttarli per andare in pensione non è così semplice.

Dopo 35 anni di attività, arriva per molti il momento di chiedersi quanto spetterà di pensione, considerando regole e calcoli aggiornati. Gli importi dipendono dai contributi versati e dagli stipendi percepiti, con la carriera lunga che aumenta le possibilità di un assegno dignitoso.

Per farsi un’idea, bisogna considerare diversi fattori, anni di contributi, periodo lavorativo e retribuzione media percepita durante la carriera. Il sistema di calcolo applicato oggi è misto, con una parte retributiva e una parte contributiva, a seconda della data dei versamenti.

A quanto ammonta la pensione con 35 anni di contributi?

Sono quindi diversi i calcoli da tenere a mente e altrettante sono le scappatoie e i requisiti necessari per accedere alla pensione con sicurezza. I fattori da considerare hanno un’importanza più che strategica nel lungo periodo, ma vanno presi in considerazione anche da chi ha quasi raggiunto la soglia dei 35 anni.

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Bisogna tenere a mente diversi fattori – valtellinamobile.it

Come dicevamo, andare in pensione con 35 anni di contributi è di per sé possibile, ma comporta alcuni compromessi da non sottovalutare. Primo tra tutti l’assegno pensionistico, che sarà per forza di cose più basso dell’ultimo stipendio ricevuto, ma oltre a questo c’è anche il periodo contributivo.

I contributi accreditati entro il 31 dicembre 1995 seguono le regole del retributivo, mentre quelli successivi al primo gennaio 1996 rientrano nel contributivo. Chi vantava già 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 beneficia del retributivo fino al 2011, con passaggio al contributivo dal 2012.

Esistono eccezioni come Opzione Donna, Quota 103 o il computo presso la Gestione Separata, che comportano ricalcoli interamente contributivi. Il sistema misto divide l’assegno in due quote, una calcolata con la media delle ultime retribuzioni e l’altra con il montante contributivo.

Nel retributivo, spetta un 2% della retribuzione annua per ogni anno di contributi, garantendo una quota proporzionata al periodo lavorativo. Nel contributivo, ogni anno si accantona il 33% della retribuzione annua, che confluisce nel montante contributivo rivalutato e trasformato in pensione.

Il coefficiente di trasformazione varia con l’età, a 67 anni, nel 2025, è pari al 5,608%, determinando l’importo finale della quota contributiva. Un esempio chiarisce meglio: con 15 anni retributivi e 20 contributivi, e una retribuzione annua di 30.000 euro, si ottiene un calcolo preciso.

La parte retributiva corrisponde al 30% della retribuzione, pari a 9.000 euro lordi annui, da sommare alla quota maturata nel contributivo. Il montante contributivo accumulato in 20 anni è di 198.000 euro, che trasformato con coefficiente 5,608% genera circa 11.100 euro annui.

Il totale raggiunge circa 20.000 euro lordi annui, equivalenti a 1.600 euro mensili, una cifra che sintetizza il peso di 35 anni di lavoro. Questo esempio mostra chiaramente come il sistema misto incida sull’importo finale, bilanciando retribuzione e contributi in un calcolo complesso ma fondamentale.

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