L’Amaro Bràulio è un simbolo della tradizione valtellinese, noto per il suo gusto unico e la sua storia affascinante. La sua ricetta segreta, tramandata da generazioni, prevede l’uso di diverse piante officinali che conferiscono all’amaro le sue caratteristiche distintive. Inoltre, è interessante notare che, nonostante le sue radici profondamente legate alla Valtellina, l’Amaro Bràulio non viene imbottigliato in questa regione.
Le piante officinali dell’Amaro Bràulio
La composizione dell’Amaro Bràulio è avvolta nel mistero, con una ricetta custodita gelosamente dalla famiglia Peloni sin dal 1875. Tuttavia, sono noti alcuni degli ingredienti principali che contribuiscono al suo sapore inconfondibile:
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Achillea moscata: nota per le sue proprietà aromatiche e digestive.
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Assenzio: conferisce un caratteristico gusto amarognolo.
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Bacche di ginepro: aggiungono note resinose e fresche.
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Radici di genziana: contribuiscono con il loro sapore intensamente amaro.
In origine, queste erbe venivano raccolte alle pendici del Monte Bràulio, da cui l’amaro prende il nome. La selezione accurata e la combinazione di queste piante sono fondamentali per ottenere l’equilibrio aromatico che caratterizza il Bràulio.
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Processo di produzione e invecchiamento
Dopo la raccolta, le erbe vengono sottoposte a un processo di essiccazione naturale all’aria aperta. Successivamente, vengono pestate per liberare i principi attivi e messe in infusione a freddo in una soluzione idroalcolica per diverse settimane. Questo metodo permette di estrarre al meglio gli aromi e le proprietà delle piante.
Una volta completata l’infusione, il liquido viene filtrato e diluito fino a raggiungere la gradazione alcolica desiderata. L’amaro viene poi trasferito in botti di rovere di Slavonia per l’invecchiamento, che dura almeno 15 mesi per la versione classica e fino a 24 mesi per la Riserva. Questo passaggio è cruciale per sviluppare le note aromatiche complesse e il gusto rotondo del Bràulio.
Produzione e imbottigliamento: un legame con la Valtellina
La produzione dell’Amaro Bràulio avviene storicamente a Bormio, nel cuore della Valtellina, nelle cantine sotterranee della famiglia Peloni. Queste cantine, situate sotto il centro storico, offrono condizioni ideali per l’invecchiamento dell’amaro, grazie a una temperatura e umidità costanti.
Tuttavia, nonostante la produzione sia radicata in Valtellina, l’imbottigliamento dell’Amaro Bràulio non avviene più in questa regione. Nel 1999, il marchio è stato acquisito dalla Casoni Liquori S.p.A., con sede a Finale Emilia (Modena), e successivamente, nel 2014, è passato sotto il controllo del Gruppo Campari. Di conseguenza, le fasi finali della produzione, inclusi l’imbottigliamento e la distribuzione, sono state trasferite al di fuori della Valtellina.
La questione dell’origine delle erbe officinali
In origine, le erbe utilizzate per la produzione del Braulio venivano raccolte sulle pendici del Monte Braulio, vicino a Bormio. Tuttavia, considerando l’attuale produzione che raggiunge milioni di bottiglie, è lecito domandarsi se sia ancora possibile che tutte le erbe provengano esclusivamente da questa area. La ricetta del Braulio rimane segreta, e non sono disponibili informazioni ufficiali sulle attuali fonti delle erbe utilizzate. È probabile che, per soddisfare la domanda su larga scala, alcune delle erbe vengano approvvigionate da altre regioni o coltivate appositamente, mantenendo comunque gli standard qualitativi e rispettando la ricetta originale.
Produzione Braulio
L’Amaro Bràulio rappresenta un perfetto connubio tra tradizione e qualità, grazie all’uso sapiente di piante officinali selezionate e a un processo di produzione meticoloso.
Sebbene l’origine esatta delle erbe officinali utilizzate nella sua produzione su larga scala non sia pubblicamente dettagliata, l’azienda continua a garantire un prodotto di alta qualità che rispecchia la ricetta originale.