Territorio

Il borgo arroccato sull’Adda

borgo arroccato

Borgo arroccato – Desco il borgo arroccato sull’Adda: storia, paesaggio e fascino

Un borgo sospeso tra roccia e fiume

Culmine di Dazio (detto anche “Colmen di Dazio” o “Colma”) è un rilievo granitico che domina la media‑bassa Valtellina, dividendo – sulla sua dorsale – la piana di Dazio dalla zona sotto la Costiera.

E proprio sul fianco meridionale del Culmine, dove le rocce precipitano quasi a picco sul corso del fiume Adda, sorge – arroccato e suggestivo – il borgo di Desco.

La posizione di Desco gli conferisce un carattere unico: case aggrappate su un terrazzo naturale di roccia, con vista sulla valle e sull’Adda, creando un contrasto potente tra la verticalità del pendio e la dolcezza del paesaggio alpino che lo circonda.


Origini, nome e sviluppo del borgo arroccato

Le prime tracce di Desco risalgono al tardo Medioevo: già nel Quattrocento – tra Desco e la vicina Paniga – si contavano 17 “fuochi”, ossia nuclei familiari censiti.

Il nome “Desco” — in dialetto locale “dèsch” — secondo alcune interpretazioni deriverebbe dal latino descus (tavola), evocando forse la posizione “piana” rispetto al declivio sottostante. Altre ipotesi suggeriscono un’origine da tescum, ossia “luogo boscoso” o “luogo sacro”, ma l’ipotesi della “tavola” sembra prevalere.

L’assetto del borgo, con case raccolte sul terrazzo naturale e circondate da rocce scoscese, riflette chiaramente la scelta — antica — di sfruttare un punto strategico e riparato, protetto sia dalle acque dell’Adda che dalla solitudine delle coste montane.


Architetture, chiesa e testimonianze del passato

Nel cuore di Desco si trova la parrocchiale Chiesa di Santa Maria Maddalena, consacrata nel corso del tempo e ristrutturata nel 1922. 
La chiesa presenta una facciata semplice a capanna, caratterizzata da archetti gotici e un rosone, mentre all’interno si trovano elementi di pregio come un’acquasantiera in marmo datata 1596 e tele d’epoca — tra cui una Crocifissione (XVI secolo) e una Resurrezione di Lazzaro (XVII secolo).

Intorno alla chiesa e al borgo sono visibili, ancora oggi, rovine e resti che richiamano i tempi in cui la vita ruotava attorno a terreni di montagna, viti faticose piantate su rocce, e una agricoltura di sussistenza.


Vine, roccia e “morte dei gatti”: il rapporto con la natura

Quando lo storico del ‘600 Giovanni Guler von Weineck descrisse Desco, raccontò di vigneti che si aggrappavano alle rocce, con le viti piantate nella nuda roccia, ciascuna coperta di terriccio per permettere la crescita — ma con radici che penetravano crepacci e fessure. Dal nulla crescevano uve sorprendenti, capaci di dare «un abbondante raccolto senza fatica». Il vino risultante era un rosso di buon corpo, noto come “chèlrós”.

Questo rapporto diretto, quasi eroico, con la natura rocciosa — fra terra magra, pietra e pendii — conferisce a Desco un fascino rustico e autentico, un legame profondo con la fatica contadina e la resilienza.

Ma questa roccia — che sostiene il borgo — può essere anche pericolosa: il versante meridionale della Culmine, infatti, è costituito da rocce instabili. Si narra che un tempo, un enorme masso si staccò dal “crap de la piöda” e precipitò distruggendo una costruzione (la latteria sociale di Desco), posta sopra una galleria ferroviaria. Un esempio di come la montagna dia bellezza, ma imponga rispetto.


Come raggiungere il borgo arroccato

Il borgo è raggiungibile in auto da Morbegno: provenendo da Milano, si esce dalla ss. 38 in corrispondenza del primo semaforo all’ingresso di Morbegno (direzione Costiera dei Cech), si attraversa l’Adda sul ponte, si prende a destra e poi si segue la statale per Dazio, per poi deviare al primo tornante sinistrorso verso destra, scendere al ponte di Ganda, proseguire per Campovico, quindi Paniga e infine una breve salita porta a Desco.

Un’alternativa è raggiungerlo da Sondrio / Talamona, staccandosi sempre dalla ss. 38 in prossimità di Talamona per Paniga, attraversando il ponte, poi Campovico, Paniga e infine arrivare a Desco.

Oltre a essere punto di partenza per l’esplorazione del Culmine di Dazio, Desco rappresenta un’opportunità perfetta per chi cerca passeggiate, silenzio, natura e panorami alpini. Il percorso che da Desco sale al Culmine attraversa boschi e prati, per emergere sulla dorsale rocciosa con vista a 360°, su valli, montagne e la distesa della Valtellina.


Perché visitare Desco

  • Un angolo autentico: con poche decine di abitanti, Desco conserva un’atmosfera d’altri tempi, lontana dal turismo di massa.

  • Paesaggio spettacolare: la roccia a picco sull’Adda e il contrasto tra il borgo e la valle creano una scenografia naturale intensa e suggestiva.

  • Storia e tradizioni: tra chiesa seicentesca, vecchi vigneti aggrappati alla roccia e memorie locali, c’è molto da raccontare per chi ama l’identità.

  • Natura e trekking: Desco è ideale come base per escursioni verso il Culmine di Dazio, passeggiate in boschi o giornate immerse nella quiete alpina.

  • Un’esperienza fuori dal tempo: per chi vuole staccare — anche per poche ore — dal caos quotidiano e respirare aria di montagna, ma a poca distanza da Morbegno.

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