Passo Stelvio in inverno
L’apertura invernale del Passo dello Stelvio nell’Ottocento non era affatto una banalità.
Le difficoltà climatiche e geografiche rendevano la manutenzione e l’uso di questa strada una vera e propria sfida.
Tuttavia, grazie all’ingegnosità e alla precisione dell’ingegnere Carlo Donegani, il passo fu reso praticabile anche durante la stagione invernale.
Tettoie in legno e gallerie furono installate per proteggere le carrozze dalle valanghe e dalla neve, dimostrando una comprensione avanzata delle esigenze di sicurezza stradale.
Strutture di protezione: tettoie e gallerie
Lungo la strada, molti tratti erano costellati di tettoie in legno, appoggiate a monte al muro di contenimento e a valle su travi sempre in legno.
Questo sistema permetteva alle slavine di scorrere sopra le tettoie, proteggendo così le carrozze in transito.
Appena dopo i Bagni Vecchi, si trovava la galleria del “Baraccone”, mentre un’altra galleria, la “Bocca di Braulio”, era situata più in alto sul versante italiano del passo.
Queste strutture erano particolarmente diffuse nelle rampe finali della strada, dove il rischio di valanghe era maggiore.
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Le tettoie e le gallerie venivano spesso montate e smontate a seconda della stagione.
Le opere di Donegani, visibili nelle carte di progetto, dimostrano quanto poco fosse lasciato al caso.
La protezione dalla neve e dalle valanghe non era sufficiente; era necessario garantire un transito sicuro anche durante l’inverno.
Questo spiega perché non si sono verificate grandi tragedie sullo Stelvio: le protezioni adeguate permettevano di affrontare anche le condizioni più avverse.
Manutenzione invernale
In alcuni periodi, nelle “gallerie/tettoie” in legno, la neve veniva riportata sulla carreggiata per permettere ai cavalli di batterla, rendendo possibile il transito delle slitte su un percorso uniformemente innevato.
Questa pratica garantiva una superficie di transito stabile, migliorando la sicurezza e la facilità di movimento delle slitte.
Impatto e importanza storica
Un articolo del 1925 della rivista “Le vie d’Italia”, scritto da Guido Bertarelli, alpinista e Capitano durante la Grande Guerra, riporta informazioni dettagliate sull’apertura del Passo dello Stelvio nel 1924.
Secondo Bertarelli, il passo fu aperto dal 14 maggio al 2 dicembre 1924, per un totale di 202 giorni.
Durante questo periodo, transitarono 6.118 veicoli, dimostrando l’importanza e la frequentazione della strada anche durante i mesi più freddi.
L’apertura invernale del Passo dello Stelvio nell’Ottocento rappresenta un esempio straordinario di ingegneria e gestione del territorio.
Le strutture di protezione e le pratiche di manutenzione implementate da Carlo Donegani furono fondamentali per garantire la sicurezza e la praticabilità della strada.
Questo approccio proattivo e meticoloso ha permesso al Passo dello Stelvio di essere un’importante via di comunicazione, sicura e affidabile, anche durante l’inverno.