La crisi silenziosa dell’overtourism in Valtellina

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la crisi silenziosa dell’overtourism in valtellina


Overtourism in Valtellina


Cos’è l’overtourism e perché è un tema importante

L’overtourism, o sovraffollamento turistico, è definito come un fenomeno in cui lo sviluppo turistico compromette la qualità della vita dei residenti e dell’esperienza dei visitatori. In Italia, è spesso evidente nelle grandi città d’arte o località molto visitate, ma anche contesti montani come la Valtellina non ne sono immuni.

Valtellina: un territorio fragile, con doppia identità

Situata nelle Alpi lombarde, la Valtellina comprende zone di straordinaria bellezza naturale, come il Parco regionale delle Orobie Valtellinesi, vasto oltre 44 000 ettari con fauna protetta e reti sentieristiche come la Gran Via delle Orobie.

Allo stesso tempo, è una regione che ospiterà alcune sedi delle Olimpiadi invernali Milano‑Cortina 2026, aspetto con grandi potenzialità, ma anche con possibili rischi di impatto antropico e pressione sul territorio.

Quando mass tourism e marginalità si incontrano

Studi sulla Media‑Alta Valtellina evidenziano una convivenza tra mass tourism e marginalizzazione. In comuni come Livigno, Bormio e Valfurva, si concentra una forte densità turistica, con impatti significativi a livello economico, sociale e ambientale.

Nel contempo, alcune aree della valle mostrano segnali di abbandono, depopolazione e perdita di attività locali, portando a sperequazioni territoriali interne.


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I rischi – tra pressione turistica e fragilità ambientale

Il modello intensivo di turismo invernale ha trasformato alcune località in poli specializzati, ma poco diversificati e direttamente vulnerabili alle fluttuazioni stagionali.

Il rischio di sindrome delle “montagne d’oro” vs. “montagne marginali” è concreto: aree climaticamente attrezzate prosperano, mentre comunità più isolate si impoveriscono.


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Strategie per fuggire dall’overtourism e riscoprire la Valtellina autentica

Turismo lento: la risposta naturale alla frenesia del turismo di massa

In un contesto dove il turismo rischia di “soffocare” la bellezza stessa dei luoghi, molte realtà della Valtellina stanno puntando su un’alternativa concreta: il turismo lento. Questo approccio invita a scoprire il territorio con calma, privilegiando esperienze autentiche, relazioni umane e un impatto minimo sull’ambiente.

Tra le proposte più interessanti troviamo:

  • Itinerari a piedi lungo antiche vie come la Via dei Terrazzamenti, che collega Morbegno a Tirano attraversando vigneti storici e piccoli borghi;

  • Cicloturismo dolce, grazie alla pista ciclabile Sentiero Valtellina, lunga oltre 100 km lungo il fiume Adda;

  • Agriturismi e ospitalità diffusa, che valorizzano le produzioni locali, come il formaggio Bitto DOP, i vini valtellinesi (Sforzato, Inferno, Sassella) e la bresaola IGP.

Queste esperienze favoriscono una connessione profonda con il territorio, generano valore per le comunità e contribuiscono a decongestionare le mete più affollate come Livigno o Bormio.

Le comunità locali come protagoniste del cambiamento

Una delle sfide più importanti è coinvolgere direttamente i residenti, spesso stanchi di vedere i propri paesi trasformati in “vetrine” per turisti. In alcune zone della Valtellina, comitati civici, associazioni culturali e gruppi giovanili stanno sperimentando forme di turismo partecipativo, dove chi vive il territorio diventa guida, narratore, custode.

Questo cambio di paradigma fa emergere un turismo più umano, meno impersonale, dove la relazione tra ospite e ospitante è centrale. Si punta a riattivare l’identità locale, evitando la standardizzazione e valorizzando le micro-storie dei luoghi.

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