Curiosità

Nuovo tetto al pagamento in contanti e super tassa: cosa cambia

pagamento in contanti

Pagamento in contanti – Contanti fino a 10.000 € ma con bollo da 500 €: cosa cambia nel 2026

Perché si parla di nuovo tetto e tassa sui contanti

Negli ultimi mesi l’uso del contante è tornato al centro del dibattito in Italia, non tanto per incentivarlo, ma per ridefinire i limiti e le regole. Dal 2020 al 2023 i governi avevano gradualmente inasprito le restrizioni all’uso del contante per contrastare l’evasione fiscale: ad esempio, la soglia massima per pagamenti cash era scesa fino a 2.000 €.

Con la manovra attuale, il partito di maggioranza propone di ribaltare parzialmente quella tendenza: l’obiettivo è portare il tetto massimo per il pagamento in contanti da 5.000 € a 10.000 €.

Ma questo “liberi tutti” non sarebbe gratuito: l’emendamento introduce una tassa fissa di 500 € su ogni transazione cash tra 5.001 e 10.000 €.

L’idea appare come un compromesso: consentire maggiore flessibilità rispetto all’attuale divieto, ma con un deterrente economico e un sistema di tracciabilità tramite fattura.


Come funzionerebbe il nuovo pagamento in contanti

• Fasce di importo

  • Da 0 a 5.000 € → come oggi: si può pagare in contanti senza problemi.

  • Da 5.001 a 10.000 € → possibile il pagamento in contanti ma con tassa di 500 € obbligatoria.

  • Oltre 10.000 € → presumibilmente resterebbero in vigore i limiti tracciabili (bonifici, carte…), come oggi.

• Chi paga la tassa

La tassa da 500 € è a carico dell’acquirente.

• Documentazione e tracciabilità

Per le operazioni nella fascia 5.001–10.000 € con contanti sarà obbligatoria l’emissione di una fattura cartacea. Sulla fattura dovrà essere apposto un “contrassegno” per attestare il versamento dell’imposta. Copia della fattura (con contrassegno) dovrà essere consegnata al venditore, per permettere verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

• Scadenza prevista

Secondo l’emendamento, la nuova norma — se approvata — dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2026.

• Chi viene coinvolto

La proposta riguarderebbe tutti: cittadini italiani e stranieri, residenti o no.


Pagamento in contanti: quali rischi

I potenziali benefici (o quello che dice il proponente)

  • Maggiore flessibilità: chi per motivi pratici o culturali preferisce usare contanti avrà una soglia più alta, evitando obbligatoriamente strumenti tracciabili per ogni transazione importante.

  • Entrate per lo Stato: il bollo fisso da 500 € su transazioni sotto i 10.000 € potrebbe generare gettito fiscale stabile.

  • Tracciabilità “su carta”: grazie all’obbligo di fattura e contrassegno, il legislatore può almeno avere registro formale dell’operazione, anche se in contanti.

I rischi e le critiche

  • Incentivo all’evasione poco dissuasivo: per chi cerca di “muovere soldi in nero”, una tassa di 500 € per spostare fino a 10.000 € potrebbe essere plausibile. In questi casi, il contante resta più economico e meno tracciabile di bonifici o carte — soprattutto se i controlli fiscali sono sporadici.

  • Complicazioni burocratiche e oneri aggiuntivi: obbligo di fattura cartacea, contrassegno, consegna al venditore… tutto questo rende la gestione un po’ macchinosa e non molto “smart”.

  • Possibile contraddizione normativa vs. Europa: l’Europa — con le sue direttive antiriciclaggio — ha da tempo indicato soglie e limiti all’uso del contante. L’innalzamento a 10.000 € potrebbe creare tensioni con quelle indicazioni.


Dove eravamo prima: il contesto normativo attuale

Prima della proposta dell’emendamento, la soglia per i pagamenti in contanti era stata fissata a 5.000 €. Superata quella soglia, le operazioni in contanti erano vietate: era obbligatorio usare strumenti tracciabili come carte di credito, bancomat o bonifici.

Fino al 2022 (e in parte 2023), la soglia era addirittura più bassa — l’innalzamento a 5.000 € fu già una modifica significativa rispetto a limiti precedenti di 1.000–2.000 €.

Questo contesto rispecchia la strategia di molti governi negli ultimi anni: favorire la tracciabilità e contrastare l’evasione fiscale attraverso limiti vincolanti all’uso del contante.


A che punto siamo: iter e probabilità di approvazione

  • L’emendamento è stato presentato nell’ambito della Legge di Bilancio 2026, in Commissione al Senato.

  • Dopo una prima scrematura, è finito tra le 21 disposizioni segnalate a Palazzo Chigi affinché siano esaminate attentamente. Questo segnala che la norma ha buone possibilità di essere considerata seriamente.

  • Ma “segno dell’attenzione” non significa certezza: come accade spesso con la manovra di fine anno, molte proposte possono essere modificate, bocciate o ridiscusse prima dell’approvazione definitiva.

In pratica: la misura è “in corsa”, ma non è ancora legge — bisognerà seguire l’evoluzione nei prossimi mesi.


Cosa significa per imprese, professionisti e cittadini

  • Chi oggi paga beni o servizi importanti in contanti — ad esempio artigiani che operano “sotto banco”, compravendite private, accordi occasionali — potrebbe trovare più facile usare contanti fino a 10.000 €. Però, pagare 500 € di bollo significherebbe che gran parte del risparmio (rispetto a bonifico) verrebbe meno.

  • Per chi compra: si potrebbe preferire comunque metodi tracciabili (carte, bonifici) per evitare la tassa — ma solo se l’operazione supera 5.000 €. Per acquisti sopra i 5.000 € in contanti bisognerà essere pronti alla burocrazia (fattura + contrassegno).

  • Per lo Stato: la mossa sembra una specie di “via di mezzo”: dare flessibilità al cittadino e allo stesso tempo generare gettito e traccia contabile. Ma l’efficacia in termini di contrasto all’evasione resterà dibattuta.


Pro e contro del nuovo tetto al pagamento in contanti

 Vantaggi (se l’emendamento passa)  Criticità e rischi
Maggiore flessibilità nell’uso del contante fino a 10.000 € Tassa fissa che può rendere il contante poco conveniente rispetto a bonifico/carta
Possibilità di generare entrate extra tramite bollo da 500 € Rischio che la tassa venga vista come “costo accettabile” per operazioni in nero
Fattura e contrassegno cartaceo — un minimo di tracciabilità anche per cash Burocrazia aggiuntiva, oneri amministrativi per acquirente e venditore
Riconciliazione fra esigenze di chi usa cash e obblighi fiscali dello Stato Potenziale conflitto con regole europee antiriciclaggio

Pagamento in contanti: quali scenari attendersi

  • Se l’emendamento verrà approvato così com’è, dal 1° gennaio 2026 potremmo avere davvero un nuovo equilibrio: contanti fino a 10.000 €, ma con bollo fisso per la fascia tra 5.001 e 10.000 €.

  • Potrebbero esserci modifiche: ad esempio, la tassa potrebbe essere ridiscussa, oppure l’obbligo di fattura/contrassegno ampliato o snellito. Così come la soglia stessa potrebbe restare a 5.000 €, se la proposta non trova consenso.

  • In caso di approvazione, imprese, commercianti e professionisti dovranno adeguarsi: sarà necessario preparare procedure per l’emissione di fatture cartacee, gestione contrassegni, conservazione documenti — per rispettare la norma.

  • Dal lato dei consumatori: probabilmente molti continueranno a preferire pagamenti tracciabili per importi significativi, soprattutto per evitare i 500 €.


Perché questa misura solleva dubbi

  • È un tentativo di mediazione politica: accontentare una parte dell’elettorato che vede nel contante un diritto, ma senza abbandonare del tutto la lotta all’evasione.

  • Ma la tassa fissa di 500 € rischia di essere simbolica per chi vuole muovere cifre alte “in nero”: in confronto all’importo, potrebbe essere un “costo accettabile”.

  • La tracciabilità mediante fattura cartacea è un vincolo — ma occorre che controlli e verifiche siano effettivi per dare senso alla misura. Se la norma resta “sulla carta”, rischia di essere solo un ravvicinamento semantico.

In definitiva: l’emendamento è un esperimento di equilibrio, ma resta da vedere se sarà efficace.

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