Mario Cotelli: prodotto e sussidiarietà le basi del futuro turistico

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mario cotelli valtellinaNon si può parlare di turismo in Valtellina senza incontrare Mario Cotelli, non solo per la sua attività e professionale, ma anche perché storicamente una delle penne più graffianti, per usare un eufemismo, della provincia di Sondrio. Le sue esternazioni sul turismo locale non mancano, da sempre, di colpire nel segno e dividere i lettori, ma, soprattutto, gli operatori. Quasi inutile citare la sua sterminata carriera, molto meglio venire ad ascoltarlo dal vivo mercoledì 9 settembre a Chiuro al convegno “Prodotto e comunicazione nel futuro del turismo Valtellinese”.
Partiamo da Expo. Lei è stato molto critico sul progetto locale per l’esposizione universale.
Lo sono stato sulla strategia adottata. Hanno scelto Syusy Blady come testimonial per sfruttarne, a loro giudizio, la notorietà, grazie al suo sito internet. Quindi è evidente che non hanno scelto un testimone, ma una persona che potesse fare comunicazione al posto loro. Purtroppo prima di fare qualsiasi azione di comunicazione o evento non ci si ricorda mai che precedentemente viene la realizzazione del prodotto, poi si deve decidere cosa vendere, infine passare a comunicarlo. Il problema della Valtellina è che molti non sanno qual è il prodotto.
L’Alta Valtellina ad esempio ha puntato sugli eventi e questa scelta alla fine gli è tornata indietro. Gli eventi hanno dimostrato che funzionano se alla base c’è il prodotto, nel qual caso diventano la ciliegina sulla torta. La gente sceglie la destinazione turistica in funzione di questo, non dell’evento.
Allora parliamo di prodotto. Ci faccia qualche esempio locale
Cito la viticoltura, la cui fortuna è stata l’acquisto della Casa Vinicola Nino Negri da parte del Gruppo Italiano Vini. Da quel momento è cambiato il mercato del vino valtellinese. L’azienda leader è stata seguita un po’ alla volta dalle altre cantine, indirizzandosi verso un vino migliore, a dimostrazione che la qualità vince, non è sufficiente dire che siamo i migliori.
Anzi ci mancano i servizi e non vi vogliamo puntare, ma, al contrario si investe su altro, come lo sci, che non è più la prima motivazione di scelta. Ormai conta quasi di più, anche in inverno, l’after ski, cioè quello che c’è da fare dopo aver sciato.
Lei è un’icona dello sci italiano, eppure non mancano le sue stoccate al settore in valle. Perché?
Perché nei primi anni 2000 sono stati investiti 200 milioni di euro sugli impianti di risalita, ma da quel momento gli utenti non sono aumentati, tranne che a Livigno. Questo significa che anche la scelta della settimana bianca è in funzione di quello che si trova in loco oltre allo sci, ma i valtellinesi non lo hanno capito.
Però non manca la buona volontà delle nostre aziende, non crede?
Essendo piccole le imprese avrebbero bisogno di un indirizzo dettato dagli enti locali, che però manca completamente: non ci sono idee su cosa fare, per cui le strategie di marketing nascono al bar. Nel mondo del turismo l’imprenditore non può restare da solo, i clienti non comprano il tuo albergo, ma la località: se non si ha coscienza che solo con la sussidiarietà tra gli operatori c’è un futuro non si può avere grande fiducia nel futuro turistico della provincia di Sondrio.
La collaborazione tra gli enti locali però è ancora più difficile, basta leggere i giornali per rendersene conto
Infatti, questo tipo di atteggiamento si ripercuote anche nella parte pubblica, che non capisce che ogni località ha bisogno delle altre. Bormio ad esempio da sola resta senza le piste da sci di Valdisotto, l’acqua calda di Valdidentro e tutta la parte trekking di Valfurva, Valdidentro e Valdisotto, le resta solo lo Stelvio. Per sopravvivere deve andare d’accordo con gli altri, stesso discorso per Valdidentro.
Molti operatori turistici lamentano anche il problema dei prezzi
Il prezzo è in funzione del mercato. Il problema che deve risolvere il settore pubblico è aumentare la percezione del territorio, in questo senso gli operatori sono troppo piccoli, che deve salire non solo attraverso i comunicati stampa, ma anche con il miglioramento del prodotto. Quando organizzi eventi la percezione è elevata, ma se poi il turista non trova quello che si attende, il riscontro è negativo. Infatti il numero dei turisti tiene, ma solo grazie a una politica dei prezzi in calando.
Ci sembra di capire che secondo lei sono gli errori del passato che tornano d’attualità?
Per esempio gli impianti di risalita si sono staccati dagli alberghi e, perseguendo il dato quantitativo, si sono dimenticati quello qualitativo. Finché c’erano lira debole e inflazione galoppante non avevamo concorrenza con Svizzera e Austria che avevano monete forti, e questo consentiva grandi margini di remunerazione, ma quando il sistema finanziario si è stabilizzato non si è capito che per vincere bisognava fare qualità, ora la concorrenza aperta spinge infatti a vendere a prezzi sempre più bassi.
Quindi ci sono anche ragioni finanziarie alla base dei problemi attuali?
I valtellinesi non hanno mai dovuto lottare per sopravvivere, le due banche locali hanno sostituito l’assenza di una regione autonoma in termini di finanziamenti e non hanno mai creato problemi. I valtellinesi non se ne sono ancora accorti, ma se gli istituti di credito diventeranno società per azioni e verranno acquisite da altre banche senza più “la testa” in Valtellina sarà un grosso problema per la provincia di Sondrio.
Speriamo si sbagli, ma torniamo ad argomenti più leggeri, cosa ne pensa della comunicazione della Valtellina?
Ne abbiamo tantissima, il problema è la sua qualità, essendo il nostro territorio beneficiario del rapporto enti/popolazione più alto d’Italia. La popolazione è bassa, ma gli enti ci sono tutti e quindi chi ne fa parte ricerca autoreferenzialità con i risultati che tutti vedono.

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