Le antiche leggende di Predarossa

Condividi

le antiche leggende di predarossa


La Valle di Preda Rossa e la leggenda del Monte Disgrazia


La Valle di Preda Rossa, incastonata nel cuore della Val Masino, è conosciuta in tutto il mondo per la sua straordinaria bellezza e per la pace che si respira tra le sue montagne. A farle da cornice si erge una delle cime simbolo della Valtellina: il Monte Disgrazia.

Il nome “Predarossa” deriva dal caratteristico colore rossastro delle rocce che circondano la valle. Dal punto di vista geologico, questo luogo è unico: qui il granito del Plutone della Val Masino incontra le serpentiniti della Valmalenco, creando una straordinaria varietà di ambienti naturali e una ricca biodiversità vegetale.

Attraversata dal fiume Duino, che disegna anse sinuose in una vasta torbiera, la valle in estate si tinge di splendide tonalità giallo-arancio. Ancora oggi, il paesaggio porta impressi i segni lasciati dai ghiacciai che un tempo scendevano dalle vallate circostanti.

Come arrivare a Preda Rossa

La valle è raggiungibile in auto da Filorera, attraverso una strada a pedaggio. Questa via, nata inizialmente per servire i lavori di costruzione di un bacino idroelettrico, affonda le sue origini nella Prima Guerra Mondiale: era stata infatti concepita come collegamento strategico fra le valli da presidiare, qualora gli Imperi Centrali avessero tentato di invadere l’Italia passando dalla neutrale Svizzera. Un’eventualità che non si verificò, ma che in seguito permise, dal 1928, di realizzare la strada per scopi escursionistici e alpinistici.

La leggenda del Monte Bello

Accanto alla storia, Preda Rossa custodisce anche una leggenda antica. Si racconta che, molti secoli fa, i pastori della valle portassero d’estate le greggi su una montagna verde e rigogliosa, talmente bella da essere chiamata Monte Bello.

Un giorno d’estate, tra gli alpeggi apparve un vecchio stanco e affaticato. Giunto a una baita, chiese un po’ di formaggio ai pastori che vi pranzavano, ma questi lo derisero e lo cacciarono via.

Proseguendo con fatica, il vecchio raggiunse un’altra baita, dove un giovane pastore riposava sotto un albero. Il ragazzo, mosso da compassione, gli offrì acqua fresca e formaggio, invitandolo anche a fermarsi a riposare qualche giorno. L’uomo però disse che doveva assolutamente raggiungere la valle entro sera e propose al giovane di accompagnarlo.


Leggi anche: Escursione alla Capanna Desio


Poco dopo, il cielo si fece nero, squarciato da fiamme. Non era un temporale: il Monte Bello stava bruciando. Il vecchio intimò al pastore di non voltarsi, ma il ragazzo disobbedì e vide la montagna avvolta dal fuoco. La luce fu così accecante che perse la vista.

Fu allora che il giovane capì: quel vecchio era Dio. Pentito, chiese perdono, e il viandante gli fece bagnare gli occhi in un torrente, restituendogli la vista. Lo rassicurò, dicendogli che il suo gregge era salvo dal castigo divino.

Quando il cielo tornò sereno, il Monte Bello non esisteva più: al suo posto si ergeva una montagna aspra e rocciosa, dalle pareti rossastre e minacciose. Quel monte prese il nome di Disgrazia, mentre la denominazione di “Monte Bello” venne trasferita a una cima meno imponente (2743 m) che domina l’imbocco della Val Terzana.

Ancora oggi, all’Alpe Schermendone, sgorga una sorgente chiamata “Acqua dei Öcc” (“Acqua degli occhi”), ritenuta miracolosa per curare i problemi alla vista, memoria vivente di questa antica leggenda.

Ricevi le news con Telegram
WhatsApp Messenger Instagram

Condividi

Ultime Notizie