Quando il riccio sembra morto ma in realtà è in letargo
Se durante i mesi freddi ti capita di trovare un riccio immobile, non affrettarti a seppellirlo né a buttarlo via: spesso non è morto, ma semplicemente in letargo (ibernazione). In Europa, i ricci vanno in letargo soprattutto da novembre a marzo: in questo periodo il loro metabolismo rallenta drasticamente, la temperatura corporea si abbassa, il battito cardiaco diventa quasi impercettibile. Questi cambiamenti possono farlo apparire come un cucciolo senza vita, ma in realtà si tratta di un adattamento naturale per risparmiare energia quando il cibo scarseggia.
Cosa succede al corpo del riccio durante il letargo
Durante il letargo:
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La temperatura corporea può scendere da circa 35 °C fino a valori molto bassi, talvolta intorno ai 5 °C.
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Il battito cardiaco rallenta notevolmente: da circa 190 battiti al minuto fino a meno di 20.
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Anche la respirazione diventa molto lenta: può bastare un respiro ogni 2–3 minuti.
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Il metabolismo è ridotto al minimo: l’animale “dorme” profondamente, usando le sue riserve di grasso per sopravvivere.
Questo torpore profondo consente al riccio di affrontare i mesi freddi senza dover cercare cibo, che in inverno è praticamente introvabile.
Il letargo non è fisso: un’“elasticità” adattiva
Recenti studi mostrano che il letargo dei ricci non è rigido e uguale per tutti. A volte il letargo è “flessibile”:
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Alcuni ricci possono svegliarsi temporaneamente durante l’inverno per cercare cibo se le condizioni lo permettono.
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Non tutti i ricci entrano in letargo allo stesso momento: il periodo può variare in base all’ambiente, al clima e anche all’individuo.
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In zone con inverni miti, questa flessibilità può rappresentare un vantaggio per la sopravvivenza, specie con i cambiamenti climatici in corso.
Ciò significa che un riccio “immobile” non è necessariamente in pericolo: potrebbe essere solo in una fase profonda del letargo.
Pericoli reali per i ricci durante l’inverno
Nonostante l’abilità di entrare in letargo, i ricci affrontano rischi concreti:
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Se un riccio ha poco peso o non ha accumulato fatica sufficiente, non sopravvive al letargo. Un soggetto troppo leggero può risvegliarsi debilitato e non trovare abbastanza cibo.
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La perdita o la distruzione dei luoghi adatti per il letargo: con l’urbanizzazione, sempre meno spazi naturali restano intatti, costringendo i ricci a rifugi meno sicuri (marciapiedi, bordi di strade).
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Il pericolo di essere investiti se ci si trova in aree trafficate.
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Predatori o condizioni ambientali: un riccio svegliatosi potrebbe non essere abbastanza agile o preparato per affrontare freddo o attacchi.
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L’uso di pesticidi, veleni per lumache e lumachicidi nei giardini: il riccio, nutrendosi di piccoli invertebrati, può essere vittima di avvelenamenti indiretti.
Cosa fare se ne trovi un riccio immobile in inverno
Se incontri un riccio immobile durante i mesi freddi, ecco come comportarti:
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Non intervenire subito drasticamente: non seppellirlo, non gettarlo. Potrebbe essere semplicemente in letargo.
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Controlla che si trovi in un luogo riparato e asciutto.
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Se vuoi aiutarlo, puoi predisporre una semplice “casetta”:
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Usa una scatola di cartone con un foro d’entrata.
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Riempila di foglie secche, paglia, muschio asciutto.
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Posizionala in un punto tranquillo del giardino, protetto da vento e animali.
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Non forzare il risveglio: se il riccio è in letargo, svegliarlo potrebbe essere più pericoloso che lasciarlo dormire.
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Se noti che è visibilmente ferito, con parassiti, ha peso insufficiente o non si risveglia quando le temperature salgono, contatta un centro di recupero per fauna selvatica o un veterinario specializzato.
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Come precauzione generale nei giardini: evita l’uso di pesticidi o lumachicidi e lascia zone “selvagge” con fogliame, cataste di legna o siepi: possono diventare rifugi ideali per i ricci.
L’importanza di proteggere i ricci
I ricci sono creature utili e affascinanti:
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Si nutrono di insetti, lumache, lombrichi, ma anche rane e piccoli vertebrati, contribuendo al controllo naturale di molte specie dannose.
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Sono specie protette in molte leggi nazionali: non è legale catturarli o tenerli in casa se selvatici, salvo che per brevi periodi per soccorso.
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La loro presenza è un segno di buona biodiversità locale: dove ci sono ricci, spesso l’ambiente è ben conservato e ricco di vita.
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Ogni piccolo gesto—lasciare rifugi nei giardini, evitare veleni, segnalare animali in difficoltà—può contribuire a salvare una vita.
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