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Carlo Donegani: un genio dell’ingegneria stradale

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Strade e opere di ingegneria: tra funzione e bellezza


Le strade e le opere di ingegneria come ponti e gallerie non solo svolgono una funzione pratica indispensabile, ma racchiudono anche una componente artistica ed estetica che gli amanti del ciclismo e degli scenari naturali non possono non notare.

Alcune strade, più che semplici infrastrutture, appaiono come opere d’arte incastonate armoniosamente nel contesto naturale.

Questi capolavori dell’ingegneria, visti dall’esterno, si fondono perfettamente con l’ambiente circostante, rivelando il profondo legame tra la visione del progettista e l’ingegno umano.

Quando architettura e natura convivono in armonia, una strada può diventare un vero e proprio monumento.

Non tutti i monumenti sono statici, alcuni si possono ammirare percorrendoli in bicicletta.

L’armonia tra strade e paesaggio

A differenza delle statue o delle opere d’arte tradizionali, raramente siamo a conoscenza del nome dell’ingegnere o dell’architetto che ha progettato una certa strada.

Una strada non è solo un nastro d’asfalto che collega due punti, ma rappresenta uno spazio condiviso che crea comunione tra culture, ambienti e persone.

La progettazione di una strada richiede la considerazione di una miriade di fattori, non solo tecnici e topografici, ma anche culturali e ambientali.

Carlo Donegani

Un vero maestro nella progettazione e costruzione di strade fu Carlo Donegani, un ingegnere stradale italiano nato a Brescia nel 1775 e vissuto fino al 1845.

Donegani è l’artefice di alcune delle più belle strade delle Alpi, commissionato dall’Imperatore d’Austria Ferdinando I.

Tra le sue opere più celebri ci sono la strada del Passo Stelvio tra Bormio e Trafoi e quella del Passo Spluga.

Donegani era convinto che “l’architettura e l’ingegneria si devono armoniosamente adeguare alla natura, cercando di vincerne le asperità e gli ostacoli in modo permanente”.


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La sfida della natura

Le strade progettate e costruite da Donegani sono diventate mitiche già nelle fasi di progettazione, grazie alla difficoltà di affrontare un ambiente naturale duro e ostile.

Costruire quasi duecento anni fa una strada carrozzabile attraverso il giogo dello Stelvio, a quote mai raggiunte prima, lambendo la lingua di un ghiacciaio, era una vera e propria sfida agli elementi e alla natura.

La costruzione del Passo Stelvio

La costruzione della strada del Passo Stelvio iniziò il 26 giugno 1820 a Bormio e proseguì verso i Bagni Vecchi, dove fu eretto un ponte di legno e la prima galleria.

Risalire l’impervia Valle del Braulio fino al passo a 2758 metri di quota richiese soluzioni tecniche ingegnose, come la costruzione di 34 tornanti, gallerie scavate nella roccia e numerosi paravalanghe in legno.

Sul versante altoatesino, invece, furono costruiti ben 48 tornanti.

L’omaggio all’ingegno umano

Pedalare su una strada a tornanti, percorrendo lunghi rettilinei inclinati sul versante di una montagna, non è solo un piacere fisico, ma significa anche rendere omaggio all’ingegno umano e al lavoro di molti.

Ogni tornante, ogni galleria rappresenta una linea di passaggio non reperibile in natura, il frutto di un pensiero architettonico evoluto.

In conclusione, le strade e le opere di ingegneria non solo collegano luoghi, ma creano legami tra persone e culture.

L’arte dell’ingegneria stradale, come dimostrato dalle opere di Donegani, è una fusione perfetta tra funzionalità e bellezza, tra ingegno umano e natura.

E ogni volta che percorriamo queste strade, rendiamo omaggio a questa straordinaria armonia.

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