Ogni giorno che passa è sempre più evidente la disparità territoriale tra la Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige (BZ), la Provincia Autonoma di Trento (TN) e la Provincia di Sondrio (SO) – in particolare per quanto riguarda la STA – Strutture Trasporto Alto Adige SpA e le infrastrutture ferroviarie (e più in generale servizi, risorse, autonomia).
La STA e l’autonomia delle ferrovie in Alto Adige
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La STA – Strutture Trasporto Alto Adige SpA è una società per azioni partecipata al 100% dalla Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige.
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Essa gestisce l’infrastruttura ferroviaria di alcune linee provinciali (ad esempio la Ferrovia della Val Venosta, che collega Merano a Malles, è di proprietà della Provincia e gestita dalla STA.
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Ci sono 55 stazioni e fermate ferroviarie in Alto Adige, di cui alcune gestite da RFI (Rete Ferroviaria Italiana Spa) e altre direttamente dalla Provincia/STA.
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Tutto ciò rientra nel contesto dell’autonomia speciale: la Provincia di Bolzano ha competenze ampliate in tema di infrastrutture, trasporti, mobilità locale etc., al netto delle competenze statali.
Il residuo fiscale e la disparità territoriale
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Il concetto di residuo fiscale è utile per capire chi “mette” più di quanto “riceve” dallo Stato, e quindi in un certo senso quale territorio sostiene più risorse rispetto a quelle che gli ritornano.
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Per la Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige il residuo fiscale pro‑capite è stimato intorno a +2.117 euro (dato di anni passati) – ciò significa che, in quel modello, la Provincia generava più entrate di quelle che riceveva.
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Per la Provincia di Sondrio è emersa la denuncia che “verserebbe” allo Stato una quota rilevante delle proprie entrate libere, con trasferimenti in uscita maggiori di quelli in entrata: la Provincia interamente montana di Sondrio deve dare il 52% delle proprie entrate a Roma.
Autonomia vs gestione diretta: perché fa la differenza
La tua osservazione centrale è che in Alto Adige (e in Trentino) i servizi a montagna risultano più efficienti, le infrastrutture (ferrovie, trasporti, funivie) sono meglio gestite, mentre nel territorio della Valtellina / Provincia di Sondrio si nota un “trattamento di serie C”. Le ragioni possono essere molteplici:
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Il regime di autonomia speciale di BZ e TN permette una maggiore capacità di programmare, finanziare e gestire internamente servizi e infrastrutture.
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Il fatto che STA gestisca l’infrastruttura ferroviaria in Alto Adige dà un livello di controllo locale molto più elevato: può decidere investimenti, pianificazione, manutenzione in modo agile.
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In territori senza la stessa autonomia, le decisioni, i finanziamenti, le competenze possono transitare maggiormente dallo Stato centrale o da enti regionali con meno “potere” locale, generando tempi più lunghi, priorità diverse, minori risorse dedicate.
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Il residuo fiscale negativo (o basso ritorno) di territori come la Provincia di Sondrio implica che quel territorio produce tante risorse ma ne riceve relativamente di meno in termini di spesa pubblica, infrastrutture, trasferimenti. Così nasce la percezione (e spesso la realtà) della “concorrenza sleale” o di “trattamento ingiusto”.
È “ancora accettabile” questa disparità?
Secondo il principio di uguaglianza dei cittadini e del diritto di avere servizi essenziali comparabili, no, direi che non è accettabile che territori montani con condizioni geografiche analoghe (come Valtellina, Alto Adige, Belluno) abbiano performance così divergenti. Se la Provincia di Sondrio subisce ritardi strutturali e risorse insufficienti mentre BZ e TN “decollano”, allora si genera uno squilibrio che va al di là di responsabilità individuali: è una questione di assetto istituzionale.
Classe dirigente locale e prospettiva di autonomia
Nna parte del problema è “interno”: se la classe dirigente valtellinese non propone o non è riuscita in 40 anni a formulare una strategia di autonomia (o almeno di maggiori competenze), è un fattore da considerare. Ma non è l’intera spiegazione:
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Occorre verificare quali forme di autonomia sono realisticamente possibili per la Valtellina / Provincia di Sondrio (Regione Lombardia).
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Occorre quindi una mobilitazione politica, sociale, economica locale forte che faccia leva su numeri, dati, progetti credibili.
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Occorre che lo Stato e la Regione (Lombardia) riconoscano che un territorio montano ha esigenze diverse e che meritano strumenti adeguati (fiscalità locale, investimenti, gestione infrastrutture, servizi).
Quali vie praticabili per la Valtellina e la Provincia di Sondrio?
a) Richiedere maggiori competenze e risorse alla Regione Lombardia
La Regione Lombardia può riconoscere alla Provincia di Sondrio deleghe extra rispetto allo standard regionale, magari inserendo la Valtellina tra le “zone montane con esigenze speciali”. Ciò potrebbe tradursi in:
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maggiore gestione diretta delle infrastrutture ferroviarie (come fanno BZ e TN)
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maggiori fondi regionali dedicati alle zone alpine della Lombardia
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accordi specifici per la mobilità montana, trasporti, funivie, infrastrutture.
b) Promuovere un Autonomia “di secondo livello”
Anche se la Lombardia non è una “autonomia speciale” come BZ e TN, si potrebbe chiedere un’autonomia “di secondo livello” per la sub‑area della Valtellina: ad esempio un ente che gestisca localmente alcune funzioni statali/regionali (trasporti, turismo, ambiente). Occorrerebbe un accordo con la Regione + Stato.
c) Valorizzare il concetto del “residuo fiscale” per negoziazione
I numeri sul residuo fiscale – cioè quante risorse vengono prodotte dal territorio e quanto tornano – possono essere un argomento forte per chiedere un riequilibrio. Come segnala l’analisi dei residui fiscali, territori che versano molto ma ricevono poco sono in una posizione di svantaggio sistemico. Una mobilitazione attorno a questo dato può agevolare la causa locale.
d) Strategia di comunicazione, lobbying ed alleanze
La Valtellina deve far sentire la propria voce: alleanze con altri territori montani (Belluno, Val d’Aosta), comunicazione pubblica efficace, utilizzo dei media, partecipazione civica per costruire consenso sull’idea di maggior autonomia e risorse per le montagne.
e) Progetti concreti da presentare
Per convincere che “autonomia” non è solo parola, serviranno progetti concreti: miglioramento trasporti su ferro e su gomma, infrastrutture digitali, servizi al cittadino, funivie e connessione turistica, sviluppo economico locale, sostenibilità ambientale delle montagne. Questo fa da “proof‑of‑concept” per le richieste di maggiore autonomia.
Quali ostacoli ci sono e come superarli
Ostacoli principali
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Il sistema statale / regionale italiano rende complesso ottenere competenze e risorse: le “autonomie speciali” sono poche, e ottenere trattamenti analoghi richiede negoziati lunghi.
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Possibili resistenze politiche: lo Stato (o la Regione) potrebbe non voler concedere troppe competenze per timore di precedenti.
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Mancanza di capacità progettuale e visione locale: se non viene proposta una strategia credibile, la richiesta di autonomia resta vaga e non viene accolta.
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L’orientamento politico locale potrebbe essere frammentato, senza una visione unitaria.
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La montagna richiede investimenti onerosi (strade, ferrovie, funivie) che spesso non sono “core business” per lo Stato e che richiedono specifiche risorse.
Strategie per superarli
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Costruire un documento programmatico condiviso: che coinvolga tutti gli attori (amministrazioni locali, imprese, associazioni, cittadini).
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Facendo riferimento agli esempi virtuosi (“guardiamo cosa hanno fatto BZ e TN”) per mostrare che non è un sogno ma una realtà.
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Creare una coalizione territoriale forte che unisca montagna lombarda e presenti la propria richiesta con forza.
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Monitorare e comunicare i dati: ad esempio sul residuo fiscale, sulla qualità dei servizi, sulle infrastrutture mancate.
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Utilizzare il tema dell’equità: “Se condizioni geografiche e ambientali sono analoghe, non è accettabile che i servizi e le risorse siano così differenti.”
Giusto chiedere l’autonomia per la Valtellina?
Sì, è giusto e legittimo chiedere una maggiore autonomia o almeno una migliore allocazione delle risorse per la Valtellina. Le montagne italiane non sono tutte uguali, ma se un territorio con condizioni analoghe (montagna alpina, periferico rispetto ai grandi centri) funziona molto meglio di un altro, questo indica che il sistema non è equo.
La richiesta di autonomia per la Valtellina non significa isolamento: significa mettere il territorio in grado di gestire meglio le proprie risorse e i propri servizi, con più efficacia e meno attese. Significa dare alla gente che vive in montagna lo stesso livello ed efficacia di servizi che in altre zone autonome già esiste.
Il fatto che la classe dirigente locale non abbia finora concretizzato questa richiesta non è una scusa per rassegnarsi: è un motivo in più per attivarsi ora, elaborando strategie, coinvolgendo i cittadini, facendo pressione, e costruendo un percorso credibile.
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