Salire alla Quinto Alpini in Val Zebrù è sempre un’emozione. Ora trovarci anche due cappelli da Alpino risalenti alla Prima Guerra Mondiale, rinvenuti in zona da Robert Antonioli e Bernd Fehrle, scatena brividi, forti emozioni e pensieri.
CAPANNA MILANO – Ma perché il Cappello del Quinto è alla Quinto? Maschile o femminile? In realtà il nome originario del rifugio è Capanna Milano, costruita nel 1883/84, poi occupata nel 1915/18 dall’esercito che nella ex Capanna Milano aveva la sede del Comando del Settore Val Zebrù e divenuta “La Capanna V° Reggimento Alpini in Val Zebrù” nel 1926 per assumere il nome del glorioso Reggimento. Capanna ha un qualcosa di instabile, invece la Quinto è saldamente ancorata da più di cent’anni su questo sperone.
RISTRUTTURAZIONE – Nel 1928/29 fu completamente ristrutturato grazie alla geniale idea del socio del CAI Milano Guido Bertarelli, (in guerra Capitano del V° Reggt.) con l’aiuto del V Reggimento Alpini e dell’amico Giuseppe Tuana di Bormio che ne sarà il primo gestore con la Guida G. Canclini “Trombinìn”. A pochi metri dalla V, in basso, sempre nel 1929 è stato costruito un baraccamento militare con 50 posti letto, che inizialmente doveva servire per il ricovero delle truppe alpine durante le esercitazioni e che ora può ospitare alpinisti di gruppi numerosi. Questo secondo stabile fu intitolato appunto al Capitano Guido Bertarelli.
La battaglia più alta della storia
GRANDE GUERRA – In Guerra il primo morto del V° Reggimento in Val Zebrù, appartenente alla Centuria Valtellina reparto d’Assalto del Settore, fu in una azione alla Punta del Madaccio (3.460 m.).
Al rientro i Compagni scrissero queste parole (riporto fedelmente) sul libro visitatori della Capanna Milano:
“Carissimi Alpini ed Escursionisti, qui distante una ventina di metri dalla Capanna Milano riposa per sempre le ossa dell’eroe caduto presso il passo dei camosci colpito da una fucilata austriaca il Valoroso Alpino della 113^ Fondrini Stefano. Sepolto con onori saluti dai suoi compagni Alpini e Volontari essendo alla Capanna Milano per proteggere e difendere le Gloriose porte d’Italia contro l’invasore e barbari che fecero sorgere una guerra europea. Gloria al caduto e fortunato lui che riposa tranquillo sotto queste belle ghiaie nel suo suolo natio”.
Fonte del testo liberamente trascritta da Stefano Faifer: Bollettino CAI Milano 1928.