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Tradizione e innovazione: giochi classici in digitale

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Tradizione e innovazione: giochi classici in digitale

Tradizione e innovazione
Gran parte del fascino del videogioco è sempre stato rappresentato dalla possibilità di vivere esperienze altrimenti precluse: mondi fantasy, scenari storici o proiettati nel futuro, la gestione di una squadra di calcio o la guida di un mezzo da corsa o un aeroplano, sono innumerevoli le esperienze che il videogioco rende possibile vivere virtualmente. Ma il successo del videogioco è trasversale, e non di rado si rivelano titoli di successo anche quelli che si limitano, per così dire, a riproporre in versione digitale giochi della tradizione. Nessuna fantasia o viaggio avventuroso quindi, ma solo una nuova interpretazione di intrattenimenti storici; eppure dietro di questi spesso si nascondono innovazioni per niente banali, e in larga parte responsabili del loro successo.

Prendiamo per esempio tris, gioco col quale tutti si sono cimentati sui banchi di scuole: in un quadrato da 9 caselle, vince chi riesce ad allineare in verticale, orizzontale o diagonale tre simboli uguali. Un gioco tanto semplice in realtà è il protagonista di uno dei primi esperimenti di interazione tra uomo e macchina, avvenuto nel 1952. All’università di Cambridge infatti un ricercatore sviluppò un software che chiamò OXO, al fine di dimostrare una tesi sui rapporti tra uomo e macchina. Si trattava di una partita di tris giocata tra un umano e un computer, nello specifico un EDSAC, con il nome del software derivato dai simboli del gioco, cerchi e crocette da allineare. Ancora oggi il tris è uno dei più semplici giochi elettronici, rivisitato in innumerevoli salse; ma rimane intatto il primato di primo videogioco della storia, non a caso basato su un gioco classico.

Un altro gioco con una ricchissima storia alle spalle è il poker. Se ne possono seguire le tracce a ritroso fino a un gioco persiano attestato nel ‘600, con regole sovrapponibili a quello del gioco moderno. La fama del poker è indiscutibilmente legata agli Stati Uniti, dove si sono diversificate le tante varianti e dove il gioco ha cominciato a essere praticato a livello sportivo e professionale, ma il suo successo è più recente e legato alla sua versione digitale. Negli anni ’90 hanno cominciato a diffondersi siti sui quali giocare con appassionati da tutto il mondo, fondamentalmente mettendo in contatto tramite la rete giocatori che utilizzavano carte digitali anziché quelle tradizionali. Oggi sono tantissime le piattaforme che, oltre a dare la possibilità di giocare a poker online, ampliano e arricchiscono la loro offerta: dall’organizzazione di tornei di ogni tipo a guide sui punti del poker fino a raccolte di curiosità, statistiche e aneddoti vari, il poker digitale è uno dei migliori esempi di come l’innovazione possa arricchire un gioco classico.

Rimanendo sui giochi di carte, un altro interessante esempio è quello del solitario. I giochi da fare da soli con un mazzo di carte sono molteplici, e uno dei più amati è da sempre il solitario nella sua versione Klondike. Chiunque a questo punto avrà pensato al Solitario di Windows, presente in ogni versione del sistema operativo fin da Windows 3.0 del 1990. La trasformazione in digitale di uno dei più noti giochi di carte avvenne quasi per caso: all’epoca Microsoft stava introducendo i sistemi operativi a interfaccia grafica, ossia con un’interfaccia nella quale poter navigare anziché limitarsi a operazioni tramite la tastiera. Questo creò la necessità di una periferica che, a fine anni ’80, era avveniristica: il mouse, attraverso il quale muovere un cursore all’interno della nuova idea di interfaccia. Uno stagista di Microsoft pensò di sviluppare una qualche attività per unire le nuove caratteristiche dell’interfaccia grafica e lo spostamento tramite mouse, e decise di ricreare in digitale un gioco dove si potesse interagire con le carte cliccandoci sopra, scegliendo il solitario. Il successo, inutile dirlo, fu incredibile: il Solitario è stato inserito da Windows in tutti i successivi sistemi operativi, attraversando la storia dei personal computer grazie a una conversione digitale avvenuta per caso.
Tradizione e innovazione
Si possono infine citare gli scacchi, più che altro per la loro particolarità. Gioco antichissimo, le loro regole hanno sempre permesso partite a distanza: già nell’800 era relativamente comune giocare comunicando le proprie mosse a mezzo posta. La conversione digitale degli scacchi dunque non ha suscitato alcun clamore: come per il poker, si trattava semplicemente di creare uno spazio e dei pezzi virtuale da muovere in rete. Ma se nel poker l’innovazione è avvenuta grazie al successo del gioco in rete, gli scacchi sono saliti alla ribalta con le intelligenze artificiali. Ben presto è sorta la sfida per creare un software capace di giocare a scacchi in maniera competitiva: e se già nel 1996 il risultato poteva dirsi ottenuto, grazie a un supercomputer appositamente sviluppato, oggi qualsiasi software scacchistico è in grado di mettere sotto scacco, appunto, un giocatore umano.

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