Si salvarono solo in 70, mentre per gli altri, circa 600 persone secondo lo storico Cesare Cantù, non ci fu possibilità di scampo. Il sanguinoso evento verrà infatti ricordato come il Sacro Macello della Valtellina.
Guai se la plebe comincia a gustare il sangue! E’ un ubbriaco, che più beve, più desidera il vino. “Ripurgato così (uso le parole del Quadrio) dalla eretica peste Tirano e le sue vicinanze” si spedirono a Teglio uomini vestiti di rosso, che annunziassero il felice incammino dato all’impresa. All’avviso, i Besta corrono coi manigoldi addosso alla chiesa degli Evangelici, e prima li prendono a tiri di scaglia dalle finestre, poi atterrate le porte, a coltella li sgozzano: diciannove rifuggirono nel campanile, e gli insorgenti , messovi fuoco, li soffocarono: d’ogni sesso, d’ogni età, fin settanta ne uccisero, fin un cattolico Bonomo de Bonomi perché non prendeva parte all’esacrando atto: fin te, povera Margherita di quattordici anni, che, colla viva eloquenza d’una giovinezza innocente, opponevi il capo alle ferite diretta al sessagenario tuo padre Gaudenzio Guicciardi.
Da: “Il sacro macello di Valtellina” Cesare Cantù (1853)
Oggi della chiesa di Sant’Orsola, a pochi passi da Palazzo Besta a Teglio, non vi è più traccia.