Il borgo di Grosio, in provincia di Sondrio (regione Lombardia), sorge nella splendida cornice della Valtellina, a metà strada tra i noti centri di Tirano e Bormio. La sua posizione lo rende un punto di incontro tra storia, natura e archeologia: vallate, confluenze e promontori che hanno visto l’uomo insediarsi fin dall’età protostorica.
Tra i motivi che lo rendono celebre c’è il fatto che la zona fu popolata già nell’Età del Bronzo, e che oggi conserva tracce molto visibili di quella antichissima frequentazione: le incisioni rupestri sulla grandissima roccia nota come “Rupe Magna”.
Inoltre, Grosio ospita due castelli medievali – il più antico noto come Castello di San Faustino (o “Castello Vecchio”) e il più tardo Castello Visconti Venosta (detto anche “Castello Nuovo”) – che si affacciano sul promontorio del Dosso dei Castelli, dominando visivamente e strategicamente il territorio circostante.
Questo mix di archeologia, storia medievale e paesaggio alpino fa di Grosio un borgo davvero interessante per chi ama scoprire le radici profonde del territorio lombardo e alpino, nonché per chi vuole una gita immersiva tra natura e passato.
Le incisioni rupestri: la Rupe Magna e il parco archeologico
Una delle attrazioni principali di Grosio è senza dubbio il parco archeologico chiamato Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio, istituito nel 1978 grazie alla donazione da parte della marchesa Margherita Pallavicino Mossi Visconti‑Venosta degli immobili che lo compongono.
All’interno del parco si trova la roccia conosciuta come Rupe Magna, che misura circa 84 metri di lunghezza e 35 metri di altezza.
Questo masso è considerato la più estesa roccia alpina incisa dall’uomo, poiché ospita oltre 5.000 incisioni databili tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.).
Le figure rappresentate sono molto varie: antropomorfe (oranti, armati, lottatori), animali, simboli geometrici, coppelle, oggetti della vita quotidiana (ad esempio rastrelli). Inoltre, compaiono anche croci della religiosità cristiana in epoca storica, a testimonianza della continuità di uso della roccia come supporto iconografico.
Dal punto di vista tecnico, le incisioni utilizzavano soprattutto due tecniche:
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la tecnica “a martellina” (picchiettatura della roccia con uno strumento di pietra)
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la tecnica “filiforme” o “a graffito” (incidere la roccia con uno strumento appuntito)
Questo tipo di pratiche sono comuni in tutto l’arco alpino, e nella regione Lombardia sono rilevanti in zone come la Valle Camonica e la Valtellina stessa. 
Un aspetto interessante è che la forma liscia e arrotondata della roccia è il risultato dell’erosione dei ghiacciai che attraversavano la Valtellina oltre 20.000 anni fa: ciò ha prodotto quella specifica morfologia che oggi ospita le incisioni. (Le dimensioni e la morfologia sono confermate da fonti specialistiche)
Il parco è gestito con finalità di tutela, ricerca e didattica; le visite guidate sono previste con orari (ad esempio partenza alle ore 10:30 e 14:00) nei periodi indicati.
Per il visitatore: è consigliabile parcheggiare nella zona indicata (via San Faustino – adiacente alla centrale elettrica) e seguire i cartelli fino all’info‑point “Ca’ del Cap”.
In sintesi, questa sezione del borgo è un vero e proprio ponte tra preistoria e mondo contemporaneo, in cui camminare accanto alla spartizione di migliaia di incisioni antiche mentre il paesaggio alpino circostante offre uno scenario decisamente suggestivo.
I castelli di Grosio: Castello di San Faustino e Castello Visconti‑Venosta
Sul promontorio denominato Dosso dei Castelli, che domina la confluenza della Valle del Roasco con quella dell’Adda, si trovano i resti di due castelli distinti, risalenti a momenti storici differenti, ma che insieme tracciano una storia lunga e strategica del territorio.
Castello di San Faustino (Castello Vecchio)
È l’edificio più antico dei due, sorto presumibilmente tra il X e l’XI secolo per volere del Vescovo di Como, e noto come “Castrum Grosii” o “Castello di S. Faustino”.
La sua funzione era quella di controllare il fondovalle e il territorio circostante, rafforzando il potere vescovile e difendendo la Pieve di Mazzo. È visibile ancora il campanile romanico della chiesa dei santi Faustino e Giovita, che era parte integrante del complesso.
Col passare del tempo il castello venne abbandonato (intorno alla fine del XVI secolo), e lentamente cadde in decadenza. Oggi restano solo ruderi, ma la struttura – che probabilmente un tempo era molto più ampia e fortificata – risulta ancora suggestiva.
Castello Visconti‑Venosta (Castello Nuovo)
Questo castello venne costruito più tardi, tra il 1350 e il 1370, per volontà della famiglia Visconti (che aveva conquistato la Valtellina nel 1335) con il contributo economico della valle e in collaborazione con i Venosta.
La posizione all’imbocco della Val Grosina lo rendeva cruciale per il controllo strategico del Contado di Bormio. È considerato uno degli esempi meglio conservati di architettura castellana nella provincia di Sondrio.
Durante la guerra del 1526, il governo grigionese delle Tre Leghe ordinò lo smantellamento delle fortificazioni della valle, incluso questo castello. Tuttavia fu poi riattato nel corso della Guerra di Valtellina (1620‑1639).
Per il visitatore: l’area dei castelli è visitabile gratuitamente e in autonomia tutto l’anno, anche fuori dagli orari di apertura del parco archeologico.



    





    
    
    