Origine e nome della piana
La piana di Predarossa (talvolta scritto “Preda Rossa”) prende il nome da quel suggestivo colore rossastro che caratterizza le rocce circostanti: “pietra rossa”. Secondo le informazioni disponibili, è proprio l’incontro geologico tra il granito del Plutone del Masino e le serpentiniti della Val Malenco che genera questa colorazione particolare.
In base alle guide escursionistiche la denominazione “Preda Rossa” o “Predarossa” deriva dal fatto che le pareti rocciose assumono un intenso tono rosso‑ruggine, risultato dell’ossidazione di minerali ferrosi nelle rocce metamorfiche e ofiolitiche.
Questo connubio di nome e geologia offre già un elemento di forte richiamo: non solo è una piana alpina da visitare, ma porta con sé una storia naturalistica direttamente ben radicata nel paesaggio.
Geologia e ambientazione
La bellezza di Predarossa non è soltanto estetica: è una manifestazione visibile di processi geologici complessi e affascinanti. Ecco alcuni elementi chiave:
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La zona vede l’incontro del granito del Plutone del Masino con le serpentiniti della Val Malenco, e questo crea sia la colorazione speciale che una grande varietà di rocce e ambienti.
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Le pareti rocciose rossastre e grigie dominano la piana, sovrastate da alte cime (tra cui Monte Disgrazia, 3.678 m) che conferiscono un contorno alpino di grande impatto.
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Il torrente Fiume Duino si snoda nelle anse della piana, contribuendo al profilo naturale e alla formazione del paesaggio paludoso/torboso che si incontra nella prima parte della valle.
Tutto questo fa di Predarossa non solo un “bel posto per una passeggiata”, ma un laboratorio a cielo aperto dove osservare le rocce, i minerali e i cambiamenti ambientali dell’alta montagna. Il fatto che la piana sia a quota circa 2.000 metri la rende accessibile ma “in alta quota”, con tutti i cambiamenti naturali che questo comporta: vegetazione particolare, condizioni meteorologiche variabili, e un’atmosfera alpina ben marcata.
Escursione, accesso e ambiente
Visitarla è relativamente semplice (rispetto a vette difficili), ma ci sono alcuni aspetti pratici da considerare:
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L’accesso in auto è possibile fino ad una certa quota, ma è necessario un pass per raggiungere la parte finale della strada (circa 12 km da Filorera/Valbiore) che conduce alla piana.
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Il percorso nella prima piana è abbastanza “familiare”: un fondo sterrato, passerelle in legno nelle zone umide/torbiere, ponticelli, e un dislivello moderato. È adatta anche a famiglie con bambini, purché attrezzati con scarpe adatte.
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Se si vuole salire fino al rifugio – ad esempio il Rifugio Ponti (2.559 m) – il dislivello aumenta e ci vuole più esperienza.
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In autunno la zona si tinge di colori intensi (larici gialli, roccia rossastra, aria limpida) e diventa particolarmente scenografica.
Consiglio: portare abbigliamento adeguato all’alta quota (anche in estate può fare freddo), scarpe da trekking, e verificare sempre le condizioni della strada e del meteo. La limitazione delle auto serve a preservare la natura e garantire un’esperienza più autentica.
Biodiversità e paesaggio naturale
Grazie alla sua posizione e alla varietà di substrati rocciosi, Predarossa offre una biodiversità degna di nota:
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Il contrasto tra rocce rosse, verdi macchie di vegetazione alpina, corsi d’acqua e torbiere crea micro‑habitat molto diversi.
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La presenza di zone umide/torbose nella piana inferiore – attraversate da passerelle – permette l’osservazione di specie adattate a questi ambienti.
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Le vette circostanti, il ghiacciaio (o ciò che ne resta) del Disgrazia, e l’ambiente alpino quasi “estremo” sotto diversi aspetti, fanno sì che la flora e la fauna abbiano evoluto caratteristiche speciali.
In sostanza, chi visita Predarossa non trova solo “una bella passeggiata”, ma un ambiente che racconta storie geologiche, climatiche e biologiche: dalla roccia al fiume, dal prato alpino al bosco di larici.
Leggende e curiosità
Ogni luogo con così tanta bellezza ha anche le sue leggende: secondo la storia che hai menzionato, una delle narrazioni locali indica che il colore rosso delle rocce si debba ad un incendio scatenato da Cristo sotto mentite spoglie, deluso dall’egoismo dei pastori, che trasformò le pietre in fuoco e sangue. Anche se non ho trovato conferma documentata di questa leggenda nei principali siti escursionistici, è comunque un elemento affascinante che arricchisce il racconto locale.
Altre curiosità riportate da guide ed escursionisti:
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I cavalli al pascolo: lungo l’escursione è possibile incontrare cavalli liberi o semi‑selvatici che tranquilli pascolano nei prati alpini.
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Le anse del fiume Duino: il comportamento sinuoso del fiume nella piana, che sembra “un grande serpente” tra le rocce.
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La limitazione delle auto e la strada panoramica che risale fino alla piana: elemento che rende l’esperienza più “fuori dal mondo” rispetto ad altre escursioni più affollate.
Queste componenti aggiungono un tocco umano e narrativo all’esperienza naturale, rendendo Predarossa non solo “bella da vedere” ma anche “da raccontare”.
In sintesi, la piana di Predarossa in Val Masino è un vero gioiello alpino che unisce geologia visibile, biodiversità d’alta quota, paesaggi spettacolari e elementi culturali/leggendari. Se stai cercando una meta per un’escursione immersa nella natura, ma con un pizzico di storia e mistero, Predarossa è una scelta eccellente.
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