Tra il 1929 ed il 1931 alcuni medici scrissero: “è tra le migliori acque d’Italia e dell’estero”, “non è semplicemente potabile, ha virtù terapeutiche”. In quegli anni il Vescovo di Como salì in Valtellina in visita, bevendo quest’acqua esclamò: “è ottima, leggera, Levissima”. Il prelato usò l’aggettivo latino “levis” che significa proprio leggero, da qui l’origine del nome. Il bacino di alimentazione dell’acqua Levissima è situato ad alta quota, sotto la Cima Piazzi. L’acqua che proviene dallo scioglimento dei ghiacciai perenni e delle nevi invernali si infiltra in profondità attraverso le fratture presenti nel basamento cristallino-siliceo. La sua tipica leggerezza è legata strettamente alla composizione mineralogica delle rocce che costituiscono il suo bacino sotterraneo. Durante il loro percorso sottoterra, le acque incontrano delle rocce impermeabili che ne sbarrano il deflusso e ne determinano la risalita. Oggi ci sono diverse fonti, ma la principale rimane quella storica a quota 1848 metri. Da semplice acqua usata dagli abitanti di questo piccolo borgo agli estremi del Parco Nazionale dello Stelvio, alla tavola di milioni di famiglie, questa è la storia che reso famosa la Cima Piazzi in Italia e nel Mondo, simbolo indiscusso raffigurato su ogni bottiglia di una delle acque più apprezzate, imbottigliata all’origine nel moderno stabilimento di Capitania, piccola frazione tra Cepina e Bormio, oggi parte del gruppo multinazionale svizzero Nestlé.
Marco Trezzi