Piroscafo fantasma – Il piroscafo Plinio fu costruito per la società Navigazione Lago di Como – Rinfuse e Trasporti (Lariana) (o più comunemente “Lariana”) nulla meno che presso la ditta Escher & Wyss di Zurigo.
Ecco alcuni dati salienti:
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Varo ufficiale nel 1903 (alcune fonti indicano “costruito nel 1902, varo 1903”).
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Lunghezza circa 53,16 metri, larghezza 11,50 metri.
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Portata prevista: fino a circa 750 passeggeri.
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Motore a vapore, ruote a pale laterali, carburato a carbone (anche dopo che molte unità vennero convertite a nafta).
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Interni di lusso: il salone di prima classe aveva pareti in rovere, cornici in mogano, noce d’India, intarsi floreali e specchi raffinati.
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Era uno dei battelli più eleganti e rapidi della flotta lariana: si citano circa 28‑29 km/h di crociera.
Negli anni d’oro, il Plinio fu protagonista di occasioni prestigiose: ad esempio, il 28 maggio 1927 fece da scorta d’onore all’imbarcazione su cui navigava il re Vittorio Emanuele III sul Lago di Como.
Incidenti e declino
Non tutto fu rose e fiori: fin dai primi anni di servizio, il Plinio compare più volte nelle cronache di incidenti:
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Il 13 luglio 1903, pochi mesi dopo l’entrata in servizio, una lancia a vapore sbucò all’improvviso mentre il Plinio stava arrivando a Como; grazie alla prontezza del capitano Aureggi e del timoniere, si evitò un impatto grave.
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Il 19 agosto 1907, presso Urio, travolse una lancia con due giovani a bordo che si avvicinarono troppo per “prendere l’onda” — uno dei due fu sbalzato contro la ruota a pale e annegò.
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Il 23 luglio 1910 un violento uragano colpì la provincia di Como: il Plinio, ormeggiato al pontile, subì il distacco degli ormeggi a causa del vento e rischiò di collidere con un altro piroscafo (l’Elvezia).
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Nell’agosto 1922, nei pressi del pontile di Gera, investì una lancia che viaggiava al buio senza fanale: una persona a bordo morì annegata.
Col passare degli anni, l’uso fu intensivo e, come spesso accade con mezzi storici, le condizioni iniziarono a degradare. Dopo il secondo dopoguerra, mentre molte imbarcazioni vennero convertite da carbone a nafta, il Plinio restò a carbone — “per prudenza e per l’ottimo rendimento della caldaia”.
Fu messo in disarmo nel 1963.
Dal battello in “riposo” al trasporto a Verceia
Dopo il disarmo, il Plinio visse una seconda vita — se così vogliamo definirla — come “nave galleggiante”, ma in condizioni sempre più problematiche.
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Nel 1973 il gestore della navigazione Pietro Santini mise in vendita il Plinio.
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Fu acquistato dal Centro Nautico Alto Lario di Colico e ormeggiato nel porto del paese con funzione di frangiflutti.
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Successivamente fu adibito a ristorante e poi negli anni ’80 a gelateria — attività che però risultarono poco redditizie, anche per la collocazione non ideale.
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Nel 1999 fu trasportato sul Lago di Mezzola (Verceia), davanti al ristorante‑albergo “La Barcaccia”. Per il passaggio sotto il ponte del passo a Sorico vennero smontati fumaiolo e cabina, rimontando solo il fumaiolo.
Così il battello si era adagiato in una posizione simbolica ma fragile: ormeggiato davanti al ristorante sul Lago di Mezzola, in attesa di un destino più glorioso che non arrivò.
L’affondamento e il relitto
Il giorno chiave è il 9 dicembre 2010 quando il Plinio, davanti al ristorante a Verceia, fu spinto dal forte vento: ruppe gli ormeggi, imbarcò acqua e lentamente si inabissò nel fondo del Lago di Mezzola.
Il relitto ora giace a circa ‑43 / ‑45 metri di profondità, in acque torbide con visibilità molto ridotta.
Questo è il finale: un’imbarcazione che fu una volta regina delle acque ora è un piroscafo fantasma che riposa in silenzio sul fondo del lago.
Alcune esplorazioni subacquee hanno individuato la sua posizione, mappato il fondale, ma l’impatto della qualità dell’acqua, la visibilità quasi nulla e i costi molto elevati rendono difficile un recupero o restauro.
Il valore culturale e le prospettive
Il Plinio non è solo un relitto: è testimonianza della storia navale dell’inizio del Novecento, della navigazione a vapore sul Lario, dell’eleganza perduta, del cambiamento dei trasporti e dei tempi.
Come scrive un articolo che lo definisce “il Titanic del Lario” — destinato forse a restare lì, sul fondo, ma con una forte carica simbolica.
Piroscafo fantasma
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Patrimonio storico: l’imbarcazione è stata vincolata dalla Direzione Regionale Beni Culturali della Lombardia come bene d’interesse storico‑culturale.
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Recupero difficile: stimato il costo del recupero in oltre un milione di euro, senza contare il restauro e la messa in sicurezza.
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Turismo subacqueo / immersivo: per i subaci appassionati rappresenta una meta complessa ma affascinante — visibilità ridotta, profondità, condizioni difficili.
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Sensibilizzazione ambientale e paesaggistica: il lago, la riserva naturale del Pian di Spagna e Lago di Mezzola (vedi più avanti) sono ambienti fragili; ogni intervento va valutato con attenzione.
Piroscafo fantasma nel Lago a Verceia
Il Lago di Mezzola è un piccolo lago alpino‑prealpino in Lombardia, tra le province di Como e Sondrio.
La zona è parte della Riserva naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola, un ambiente protetto di grande valore ecologico.
Il comune di Verceia, affacciato sul lago, è dunque immerso in scenari naturali suggestivi e allo stesso tempo ospita questo pezzo di storia sommersa.









