Ospedale abbandonato – Nel cuore della montagna, sopra il comune di Tresivio (SO), a circa 1 100‑1 250 metri di altitudine, si trova la località di Prasomaso che ospita uno dei più suggestivi esempi di sanatorio alpino abbandonato in Italia.
Il complesso, un tempo destinato alla cura della tubercolosi, oggi giace in uno stato di degrado, diventando meta per curiosi, fotografi di “urbex” e appassionati di storia.
Contesto storico e motivazioni della costruzione
All’inizio del XX secolo la tubercolosi era una malattia grave e diffusa, e la cura mediante aria salubre, sole e ambiente montano era considerata una pratica terapeutica valida.
La località di Prasomaso fu scelta per questi motivi: esposizione a sud, altitudine, aria ritenuta “pura”, posizione riparata.
I lavori per il sanatorio iniziarono nel 1903 e l’edificio principale venne inaugurato nel 1909. Gli architetti incaricati furono Diego Brioschi e Giovanni Giachi.
Per collegare la montagna al fondovalle si costruì una strada di circa 8 km: un’opera significativa per l’epoca e per la logistica sanitaria montana.
In sintesi: la costruzione di questo sanatorio fu ambiziosa, rifletteva le pratiche sanitarie dell’epoca e l’ideale di cura “in montagna”.
Architettura e funzione del complesso
Il sanatorio occupava un’area molto vasta (circa 60.000 m²) e si sviluppava attraverso più padiglioni, dipendenze, strutture ricreative e residenziali.
Dal punto di vista architettonico si ispirava allo stile “Liberty” (Art Nouveau) con facciate in pietra, ampie finestre, balconi, corridoi lunghi e ambienti luminosi.
Le funzioni non erano solo mediche: venivano offerte attività ricreative, biblioteca, teatro, palestra. Si trattava quasi di una “cittadella sanitaria” immersa nella natura.
Durante i periodi di massima operatività poteva ospitare fino a 900‑1000 pazienti.
Il fatto che fosse accessibile anche alle classi meno abbienti è significativo: non solo un sanatorio “di lusso”, ma un impegno sociale per la salute pubblica.
Gli anni d’oro, il declino e l’abbandono dell’ospedale
Negli anni d’oro – primi decenni del Novecento fino agli anni 60/70 – la struttura fu un punto di riferimento sanitario nella regione.
Tuttavia, con l’avvento degli antibiotici, i cambiamenti nel sistema sanitario e la riduzione delle malattie tubercolari, il modello dei grandi sanatori in quota divenne obsoleto.
Il sanatorio funzionò fino alla fine degli anni ’60 e in alcune parti fino agli anni ’70. Poi entrò in uno stato di abbandono.
Una volta cessata l’attività, la struttura venne lasciata senza adeguata manutenzione, diventando bersaglio di vandalismo, furti, degrado ambientale.
Oggi molte zone sono pericolanti, con tetti crollati, vetri rotti, vegetazione che avanza: un “gigante abbandonato” nella montagna.
Lo stato attuale dell’Ospedale abbandonato
Attualmente l’edificio si trova in uno stato di forte degrado: parti pericolanti, assenza di sorveglianza, rischi strutturali.
Una petizione online ha raccolto oltre 500 firme per chiedere la tutela e il recupero del complesso, anche per motivi di salute ambientale (presenza di amianto, deturpazione, sicurezza).
Dal punto di vista dell’accesso: l’ubicazione è remota, la strada può non essere sempre agevole, la struttura spesso privata o parzialmente sotto vincolo, perciò l’entrata può implicare problemi di proprietà, sicurezza e legalità.
Inoltre, data la condizione degli interni e degli esterni, occorre cautela: pavimenti instabili, vetri rotti, possibili materiali pericolosi.
In definitiva: un luogo affascinante, ma non “turistico” in senso tradizionale.
Perché vale la pena conoscere l’ospedale abbandonato
Questo luogo racchiude diversi livelli di interesse:
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Storico‑sanitario: riflette la storia della lotta alla tubercolosi in Italia e l’evoluzione delle cure sanitarie.
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Architettonico: esempio di sanatorio alpino in stile Liberty e organizzazione “in quota”.
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Paesaggistico: inserito nel contesto alpino della Valtellina, con panorama e ambiente naturale.
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Concettuale: testimonianza dell’abbandono, del rapporto tra uomo, tecnologia e natura, del “dopo” di grandi opere sanitarie.
Conoscere Prasomaso significa riflettere su come la sanità, la società e il territorio cambino nel tempo.
Possibili scenari futuri
Il futuro di un luogo come Prasomaso può declinarsi in diverse direzioni:
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Recupero e riuso: alcune strutture abbandonate diventano alberghi, case di cura, centri culturali. Se valorizzato, il sanatorio potrebbe essere trasformato mantenendo parte dell’identità originaria.
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Musealizzazione: come monumento alla storia sanitaria, aperto per visite guidate, fotografia, memoria.
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Continua decadenza: se non si interviene, l’edificio può diventare sempre più pericoloso e deteriorato, con perdita irreversibile di parti architettoniche e storiche.
La petizione citata suggerisce che c’è interesse locale a “ridare vita” al complesso.
Ospedale abbandonato
Il complesso di Prasomaso è un simbolo: un tempo salute e speranza, oggi silenzio e abbandono.
Seppure adatto ad appassionati e fotografi, non è privo di rischi, né di questioni legali o di rispetto del luogo.
Ma la sua storia ci offre una narrazione potente: della malattia, della cura, del cambiamento sociale e dell’architettura sanitaria in montagna.









