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Luoghi abbandonati in Valtellina: viaggio nei borghi fantasma, sanatori e contrade dimenticate

sanatori e contrade dimenticate

Luoghi abbandonati Valtellina


La Valtellina, terra di alpeggi, montagne impervie e tradizioni antiche, custodisce anche luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato. Borghi che un tempo furono vivi, con famiglie, culture e lavori, oggi sono solo eco di un passato fatto di sacrificio, migrazione e cambiamenti sociali. Esplorarli significa tornare indietro nel tempo, confrontarsi con la natura che riconquista lo spazio, ascoltare storie dimenticate, percepire un silenzio che ha voce propria.

Questo articolo ti guida in alcuni dei luoghi abbandonati più suggestivi della Valtellina: cosa sono, come ci si arriva, cosa rimane, le storie che li animano.


Savogno e Codera: i due borghi fantasma in Valchiavenna

Savogno

  • Località: Valchiavenna, nel comune di Piuro, vicino a Chiavenna.

  • Come raggiungerlo: esclusivamente a piedi, tramite mulattiera; sono circa 2.886 gradini dal fondovalle.

  • Cosa rimane: case in pietra con loggiati in legno, la chiesa parrocchiale, fontana pubblica, strutture tipiche dell’architettura rurale alpina.

  • Storia: Savogno ha iniziato a svuotarsi a partire dagli anni ’50 del XX secolo; oggi è abitato solo stagionalmente da chi torna d’estate.

Codera

  • Località: sempre in provincia di Sondrio, Valchiavenna.

  • Accesso: non esiste una strada carrozzabile, si arriva solo a piedi tramite sentieri.

  • Caratteristiche: scenario “medievale”, atmosfera di isolamento; pochi abitanti rimasti.

  • Leggende: la famosa leggenda del brigante Valfubia, anima in pena che vaga, presenze misteriose… elementi che aggiungono fascino al luogo.


Altri luoghi: contrade abbandonate, sanatori, borghi minori

Bedoglio (Spriana, Valmalenco)

  • È una contrada composta da alcune case situate in pendenza, con vie e gradinate ripide scolpite nella pietra.

  • Fino al 1940 ospitava circa trenta famiglie, dedite a una vita rurale molto dura; poi molti emigrarono per lavoro, e una frana nel 1965 costrinse all’abbandono definitivo dei gruppi di case più esposti.

  • Oggi le case sono ormai silenziose, ma la memoria storica è conservata attraverso racconti locali.

Sanatorio di Prasomaso

  • Localizzato in un bosco a oltre 1.200 metri nel territorio di Tresivio.

  • Struttura costruita per curare la tubercolosi; oggi è in stato di decadenza, immersa nella vegetazione, silenziosa.

Villaggio Sanatoriale Eugenio Morelli (Sondalo)

  • È un altro sanatorio costruito con l’intento di sfruttare l’aria alpina per curare malati con tubercolosi.

  • Costruzione iniziata negli anni ’30, progettato con grandi finestre, padiglioni, spazi aperti per favorire l’esposizione al sole e la ventilazione.

  • Attualmente in alcune parti è semi abbandonato (l’ospedale è ancora attivo): alcune sezioni sono degradate, coperto dalla vegetazione, con impianti decadenti.


Fascino, rischi e motivi del declino

Perché abbandonati?

  • Isolamento e difficoltà di accesso: molti borghi erano raggiungibili solo a piedi o su sentieri ripidi. Con il miglioramento delle infrastrutture altrove, queste località sono rimaste tagliate fuori.

  • Emigrazione: mancanza di servizi, opportunità economiche, giovani che partono per città o per la pianura.

  • Disastri naturali: frane, slavine, alluvioni in montagna hanno costretto abbandoni. Nel caso di Bedoglio, la frana del 1965 è decisiva.

  • Malattie e epidemie: alcune località risentirono della peste o altre calamità. Nel caso di Savogno, ad esempio, si parla di abbandono accelerato dopo la peste.

Il fascino dell’abbandono

  • Atmosfera sospesa: case vuote, chiese antiche, silenzio interrotto solo da vento o animali.

  • Natura “che riprende”: vegetazione che invade muri, tetti che crollano, pietre che si spostano.

  • Storie e leggende: briganti, fantasmi, santi, pestilenze; elementi che nutrono l’immaginario locale.

  • Fotografia, arte, cammini: luoghi amati da fotografi, da chi ama camminare, da chi cerca il contatto con l’antico.

Rischi e precauzioni

  • Pericolo strutturale: muri che cedono, tetti pericolanti.

  • Accessibilità: sentieri ripidi, spesso non segnalati o non mantenuti.

  • Proprietà privata / legalità: alcune strutture sono su terreni privati, non sempre è lecito entrare.

  • Sicurezza ambientale: materiali pericolosi, condizioni metereologiche avverse.


Come esplorare (in modo responsabile)

  1. Pianifica il percorso: informati su come arrivare, orari, permessi.

  2. Non danneggiare nulla, non portare via oggetti, non lasciare rifiuti.

  3. Abbigliamento adeguato: scarpe da trekking, guanti, protezione per la testa.

  4. Non da soli, idealmente con guida o almeno avvisando qualcuno.

  5. Profondità del rispetto: rispettare proprietà private, evitare intrusioni illegali.


La Valtellina non è solo montagne, sci, vigneti, terme e gastronomia: è anche custode di luoghi abbandonati che parlano di storia, fatica, speranza, cambiamento. Camminare tra queste rovine può essere un’esperienza forte: porta con sé il rispetto, la capacità di ascoltare il silenzio, il desiderio di preservare.

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