Territorio

Il gigante abbandonato tra i boschi della Valtellina

il gigante abbandonato tra i boschi della valtellina

Dove si trova e perché è nato

La località di Prasomaso si trova sopra il comune di Tresivio, a un’altitudine tra circa 1100 e 1250 metri sul livello del mare.
La sua posizione è rivolta verso sud‑sud‑ovest, con esposizione solare favorevole e aria ritenuta molto salubre: queste caratteristiche la resero adatta, nei primi decenni del Novecento, alla costruzione di strutture dedicate alla cura di malattie respiratorie (in particolare la tubercolosi).
Il complesso più noto è il sanatorio denominato “Sanatorio Umberto I di Prasomaso”, progettato nei primi anni del 1900 e inaugurato nel 1909 secondo alcune fonti.

La scelta di costruire in quota, isolato e immerso nella natura, rispecchiava allora le pratiche sanitarie che puntavano sul sole, il riposo e l’aria pura per contrastare la tubercolosi. Il sanatorio poté ospitare fino a circa 900‑1000 pazienti nei suoi momenti di massima operatività.


L’architettura e le caratteristiche del complesso

Il sanatorio di Prasomaso fu concepito come un’opera importante per l’epoca:

  • Vennero costruiti circa 8 km di strada per collegarlo dal fondovalle alla località stessa, cosa non banale all’inizio del Novecento.

  • Gli architetti incaricati furono Giovanni Giachi e Diego Brioschi.

  • Lo stile richiama il Liberty, con grandi edifici di pietra, ampie vetrate, corridoi lunghi, balconi, e dalla progettazione si puntava anche al comfort: riscaldamento, ambienti spaziosi, vista panoramica.

  • Il complesso comprendeva diverse zone: corpo centrale, dipendenze, padiglioni per i degenti, teatro, biblioteca, locali ricreativi.

Questo rende Prasomaso non solo un “ospedale” ma quasi un villaggio sanitario autosufficiente, immerso nella montagna, con l’idea che il paesaggio e l’ambiente contribuissero alla guarigione.


Gli anni d’oro, la decadenza e lo stato attuale

Durante le prime decadi del XX secolo il sanatorio ebbe un ruolo importante: la tubercolosi era ancora una malattia grave e la montagna, l’aria pura e il “clima sano” erano considerati tra le migliori cure possibili.
Poi, con il progredire della medicina (antibiotici, nuovi trattamenti) e cambiamenti nell’organizzazione sanitaria e sociale, l’uso di questi grandi sanatori in quota divenne meno rilevante.

Secondo le fonti:

  • Il sanatorio fu attivo stabilmente fino alla fine degli anni ‘60, con qualche prosecuzione fino agli anni ’70.

  • Poi l’abbandono: la struttura non è più stata mantenuta adeguatamente, i locali sono stati saccheggiati, le condizioni meteo (neve, gelo) e l’isolamento hanno accelerato il degrado.

  • Oggi il complesso è in rovina: molte parti sono pericolanti, vetri rotti, stanze vuote, vegetazione che avanza. Un reportage lo descrive come “tra degrado e fantasmi”.

In sintesi: un ricordo storico importante, ma anche una testimonianza architettonica abbandonata, con tutti i rischi che ciò comporta.


Il fascino, le leggende e l’urbex

Il sito di Prasomaso ha acquisito un’aura quasi mistica: la combinazione di montagna, edificio imponente, abbandono e silenzio crea un’atmosfera particolare. Ecco alcuni elementi di fascino:

  • Molte fotografie mostrano gli interni spogli, i corridoi vuoti, le stanze di un tempo con letti, armadi, vetrate distrutte, ringhiere decorate, tutto immerso nel silenzio e nel bosco.

  • Ci sono leggende e racconti di “presenze”, “spettri” o impressioni inquietanti da chi ha visitato (anche se è bene ricordare che sono racconti non verificati).

  • L’urbex (esplorazione urbana) ha trovato in Prasomaso una meta per fotografi, esploratori e appassionati di luoghi abbandonati. Tuttavia, molti avvertono i rischi: proprietà privata, strutture pericolanti, utenti non autorizzati possono incorrere in violazioni.

Insomma: per alcuni è un “luogo fantasma” nel senso più evocativo del termine — non un villaggio abbandonato pienamente, ma un grande edificio che ha perso la sua funzione e convive con la natura che lo riassorbe.


Se stai pensando di visitarlo: precauzioni e consapevolezza

Se l’idea ti incuriosisce e desideri esplorare Prasomaso, ecco qualche consiglio/precauzione importante:

  • Verifica prima se la strada è percorribile: l’accesso può essere difficoltoso e la segnaletica scarsa.

  • Considera che l’edificio è abbandonato, spesso non vigilato, con parti pericolanti: tetti crollati, pavimenti instabili, vetri rotti, possibili amianto o altre sostanze.

  • Rispetta eventuali divieti o proprietà privata: l’accesso non è sempre autorizzato. Anche la legge avverte che “curioso” e “invasore” non sono legalmente distinti.

  • Porta abbigliamento adatto: scarpe robuste, torcia se entri, guanti, magari un compagno/compagnia.

  • Non rimuovere oggetti o lasciare tracce del tuo passaggio: rispetta il luogo.


Perché vale la pena conoscerlo

Per chi ama la storia, l’architettura, la memoria dei luoghi e il paesaggio montano, Prasomaso rappresenta una finestra su un passato non tanto lontano: la lotta alla tubercolosi, la fiducia nella montagna‑cura, le ambizioni architettoniche della prima metà del Novecento.

Inoltre, offre uno spunto di riflessione su temi come l’abbandono, il tempo che passa, l’interazione tra uomo, edificio e natura.

E se fotografi o esploratori, la scenografia è notevole: panorama montano + edificio decadente = immagine potente.

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