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Il borgo che non c’è in Valchiavenna

il borgo che non c’è in valchiavenna

Borgo che non c’è


Nel cuore delle Alpi Retiche, incassato tra pareti di roccia, vallate selvagge e torrenti impetuosi, sorge Codera, definito spesso come “il borgo che non c’è”.

Perché invisibile da certe strade, raggiungibile solo tramite sentieri o in elicottero, abitato da pochissime persone che hanno scelto di restare nella fatica e nel silenzio.

Ma proprio in questa assenza apparente, Codera rivela una sua eccezionalità: natura incontaminata, spazi che sembrano sospesi, una storia che resiste negli scalpellini, nei muretti, nelle edicole votive. Questo articolo esplora Codera sotto ogni angolo: geografia, storia, vita quotidiana, sfide e ciò che lo rende unico.


Geografia e isolamento: la natura che “non c’è”

  • Posizione e accesso: Codera si trova nella Val Codera, Valle secondaria della Valchiavenna, provincia di Sondrio (Lombardia).
    Non è servito da strade carrozzabili: per arrivarci occorre percorrere un sentiero che parte da Mezzoalpiano (frazione di Novate Mezzola) con scalini e tornanti, attraversare vallate, boschi, gallerie.

  • Il Tracciolino: È uno dei percorsi che collegano la Val Codera alla Val dei Ratti. È lungo circa 12 km, in parte scavato nella roccia, con ponti, gallerie, oltre 10 km che offrono panorami mozzafiato. Serve per chi ama escursioni con vista e fatica.

  • Paesaggi e montagne attorno: Monti imponenti come il Pizzo Badile, il Pizzo Cengalo, il Monte Gruf circondano la valle, contribuendo all’idea di isolamento, di “fortezza naturale”.


Vita quotidiana: pochi abitanti, tanto spirito

  • Popolazione: Un tempo la valle ospitava centinaia di persone; oggi i residenti stabili sono pochissimi — alcuni parlano di sei abitanti tutto l’anno per il borgo principale Codera.

  • Attività tradizionali:

    • Agricoltura di montagne: terrazzamenti, coltivazioni di patate, fagioli, granturco, uso del castagno.

    • Estrattiva del granito: i “picapedra”, scalpellini, la pietra sanfedelina che veniva usata per pavimentazioni, cordoli ecc. Questo lavoro segnava profondamente identità e paesaggio.

  • Servizi e strutture: Codera ha una locanda, un’osteria alpina, la chiesa parrocchiale, vecchie scuole recuperate.


Leggende, storia e memoria

  • Leggende popolari: La valle è ricca di racconti misteriosi: il Valfubia, spiriti, streghe, antiche anime, fenomeni sovrannaturali nel folclore locale.

  • Eventi storici: Durante il periodo fascista e la seconda guerra mondiale, Codera fu rifugio per gruppi clandestini come le Aquile Randagge, aiutando dissidenti a rifugiarsi in Svizzera.

  • Cultura materiale: I muretti a secco, le terrazze agricole, le edicole votive lungo i sentieri, gli orti ritornati in vita, i prodotti locali, tutto conserva memoria di tempi in cui la montagna era economia, isolamento e comunità.


Perché “il borgo che non c’è”

  • L’espressione può sembrare paradossale: Codera c’è, è abitato, visibile, ma non è presente nelle mappe di chi viaggia in auto, nei percorsi turistici di massa: sfugge agli abituali circuiti.

  • Non accessibile con mezzi motorizzati, quasi nascosto dietro pareti rocciose, richiede un impegno fisico per raggiungerlo. Questo lo rende “invisibile” agli occhi della maggior parte, e per molti “non c’è”, come se fosse un sogno che solo chi cammina può toccare.

  • Inoltre, lo spopolamento, l’abbandono progressivo, il fatto che tante case non siano sempre abitate, contribuiscono a questa percezione di “borgo sospeso”.


Le sfide e le speranze

  • Rischio di abbandono: come molti borghi di alta montagna, Codera affronta la perdita di popolazione stabile, la difficoltà di accesso ai servizi, il rischio che il borgo diventi solo attrazione temporanea.

  • Opportunità:

    • Turismo sostenibile: escursionisti, camminatori, chi cerca autenticità e immersione nella natura.

    • Valorizzazione culturale: recupero delle strutture, dei saperi antichi (scalpellini, coltivi, tradizioni popolari).

    • Economia locale con prodotti tipici (agricoltura, artigianato, ospitalità diffusa) per mantenere viva la comunità.

  • Lavoro delle associazioni: ci sono associazioni locali che promuovono pulizia dei sentieri, recupero di coltivi abbandonati, eventi culturali, supporto ai residenti.


Codera è molto più di un borgo isolato: è un luogo che sfida la modernità, che resiste nella pietra, nelle montagne e nel cuore delle persone che lo abitano. È un borgo che non c’è, ma proprio per questo visibile nel suo intimo, palpabile nella fatica e nella bellezza. Visitarlo significa spogliarsi delle comodità, accogliere il silenzio, misurare il proprio passo, capire cosa vuol dire appartenere a un territorio che ha scelto di restare “altro”.

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