Territorio

I luoghi dell’abbandono valtellinesi da visitare

i luoghi dell'abbandono valtellinesi da visitare

Il fascino silenzioso dei luoghi abbandonati in montagna

La Valtellina, nota per i suoi paesaggi mozzafiato e la sua tradizione enogastronomica, nasconde anche un lato più segreto e suggestivo: quello dei borghi fantasma e delle strutture abbandonate. Si tratta di luoghi sospesi nel tempo, dove il rumore del vento tra le case vuote e il verde che lentamente riprende il controllo creano un’atmosfera unica, malinconica e profondamente affascinante.

Visitare questi luoghi non significa solo fare turismo, ma immergersi in una storia collettiva di emigrazione, abbandono e trasformazione sociale. Camminare in un borgo dove nessuno vive più, osservare un edificio scolorito e sgretolato, interrogarsi su chi fosse l’ultimo ad abitare lì: tutto questo dà un valore umano all’escursione.

In Valtellina ci sono diversi luoghi di questo tipo: borghi senza strade, sanatori dimenticati, contrade isolate che raccontano una realtà montana che ha resistito fino al secolo scorso, prima di arrendersi al cambiamento.

È importante sottolineare che alcuni di questi luoghi non sono facilmente accessibili, altri si trovano su terreni privati o presentano pericoli strutturali. Serve quindi preparazione, rispetto, e – dove possibile – informarsi bene prima della visita.

Nel resto dell’articolo ti porterò alla scoperta di quattro luoghi simbolici dell’abbandono valtellinese, perfetti per chi cerca un turismo lento, introspettivo, e fuori dai soliti percorsi.


Savogno: il borgo fermo nel tempo con 2.886 gradini

Incastonato tra i boschi della Valchiavenna, Savogno è uno dei borghi fantasma più iconici della Valtellina. La sua particolarità? Non è raggiungibile in auto, ma solo attraverso una lunga scalinata in pietra composta da ben 2.886 gradini che si snodano tra castagni e torrenti. Solo questo rende l’esperienza indimenticabile.

Savogno fu progressivamente abbandonato negli anni ’50 e ’60, quando i suoi abitanti iniziarono a migrare verso fondovalle e città, alla ricerca di una vita più comoda. Oggi il borgo appare quasi integro nella sua struttura originaria: case in pietra, tetti in piode, loggiati in legno, una piccola chiesa e fontane di montagna.

Camminare tra le sue vie deserte è come fare un salto nel passato. In estate, alcune famiglie ritornano nelle loro case per brevi periodi, ma per il resto dell’anno Savogno rimane una perla silenziosa che resiste all’oblio.

Se decidi di visitarlo, porta con te:

  • Scarpe da trekking

  • Acqua abbondante

  • Giacca impermeabile

  • Una buona condizione fisica

Non adatto a tutti: la fatica è notevole, ma ripagata da un panorama incredibile e da un’esperienza davvero fuori dal comune.


Codera: l’ultimo borgo alpino senza strada

A poca distanza da Savogno si trova Codera, un altro borgo raggiungibile esclusivamente a piedi. Qui la vita resiste ancora, ma in forma simbolica: poche persone vivono stabilmente tra le sue case e molti edifici sono vuoti, testimoni silenziosi di un’epoca passata.

Codera è immersa in un paesaggio severo e isolato, circondata da rocce, boschi e sentieri antichi. Per raggiungerla si parte da Novate Mezzola, e si affronta un sentiero che in circa due ore porta al borgo.

A renderla speciale sono:

  • Le case in pietra con orti coltivati a mano

  • Le leggende locali, come quella del brigante Valfubia

  • L’atmosfera sospesa, fatta di silenzio e rintocchi lontani

Il borgo ha ancora un’osteria e qualche struttura ricettiva essenziale, ma per il resto è come un museo a cielo aperto della vita alpina.

Anche qui: niente comodità. Solo piedi, zaino, fatica e lentezza. Ma se sei in cerca di autenticità e contemplazione, Codera è una tappa imperdibile.


Il Sanatorio di Prasomaso: tra storia e decadenza

Non solo borghi, ma anche strutture sanitarie abbandonate: in Valtellina troviamo l’ex Sanatorio di Prasomaso, situato nel territorio di Tresivio, a oltre 1.200 metri d’altitudine.

Costruito nei primi del Novecento, serviva come luogo di cura per i malati di tubercolosi, seguendo il modello delle “terapie d’aria” tanto in voga all’epoca. Poi, con l’avvento degli antibiotici e il calo dei ricoveri, fu chiuso e progressivamente abbandonato.

Oggi il sanatorio è:

  • Circondato dalla vegetazione

  • Parzialmente crollato

  • Carico di fascino decadente

Attira fotografi, curiosi e appassionati di urbex (esplorazione urbana), ma bisogna sottolineare che entrare è pericoloso e potenzialmente vietato.

L’accesso richiede cautela, conoscenza del posto e rispetto per le norme. Non è un parco giochi: è un luogo reale, carico di storia e dolore, che merita silenzio e prudenza.


Bedoglio: la contrada nascosta della Valmalenco

Infine, un luogo meno conosciuto ma altrettanto affascinante: Bedoglio, una contrada nel comune di Spriana, abbandonata a causa di una frana negli anni ’60.

Una volta popolata da circa 30 famiglie, Bedoglio oggi è una manciata di case in pietra, circondate da boschi fitti e da sentieri dimenticati. Camminando lì, si percepisce forte la sensazione di vita interrotta, di un equilibrio spezzato tra uomo e montagna.

Tra le cose che colpiscono:

  • Le scalinate scolpite nella roccia

  • I resti di un antico forno comune

  • Il silenzio totale, rotto solo dai suoni della natura

Per gli appassionati di escursioni solitarie, questo è il posto giusto. Ma servono orientamento, mappa cartacea e nessuna paura della solitudine.


Consigli pratici per visitare questi luoghi

Prima di metterti in cammino, ecco alcuni consigli fondamentali:

  • Informati bene: non tutti i luoghi sono accessibili, alcuni sono pericolosi o su proprietà privata.

  • Rispetta i luoghi: non entrare negli edifici instabili, non spostare oggetti, non lasciare tracce.

  • Equipaggiati bene: scarponi da trekking, acqua, cibo, giacca e magari bastoncini da montagna.

  • Non improvvisare: meglio in compagnia, o con una guida locale se non conosci la zona.

  • Fotografa, ma con rispetto: questi luoghi non sono “set fotografici”, ma pezzi di memoria collettiva.

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