All’epoca, la strada dello Stelvio non esisteva e le valli erano semi isolate; l’intero territorio del Sud Tirolo apparteneva all’Impero Austriaco. In quell’anno, l’imperatore Francesco II offrì una generosa ricompensa a chiunque fosse riuscito a raggiungere la cima dell’Ortles, il punto più alto del Tirolo e di tutta l’Austria.
Tra coloro che accettarono la sfida ci fu l’ufficiale e topografo delle truppe alpine austriache, Gebhard, che nella tarda primavera arrivò a Solda (Sulden am Ortler). Accompagnato da guide locali e dai due certificatori inviati dal re, tentò ripetutamente di scalare la montagna durante tutta l’estate, senza successo.
Il 26 settembre, venuto a conoscenza della ricompensa, un pastore della Val Passiria, Joseph Pichler, giunse a Solda e si propose per l’impresa. Gli furono affiancati i due certificatori e nulla più. Partirono a mezzanotte del 27 settembre da Trafoi, raggiunsero la zona del Borletti, attraversarono la vedretta bassa dell’Ortles e si portarono ai piedi dell’imponente parete ovest. Lì, Pichler decise di salire attraverso il difficile “Colatoio Rosso” e, affrontando numerose difficoltà, riuscì a raggiungere la vedretta alta a oltre 3.600 metri di quota.
Dopo dieci ore di marcia, alle 10 del mattino, Pichler divenne il primo uomo a raggiungere i 3.905 metri della vetta. La discesa, sempre per la stessa via, durò otto ore.
Con l’arrivo dell’inverno, il generale Gebhard dovette attendere l’anno successivo per tentare di nuovo la salita.
Il 28 agosto 1805, accompagnato da Pichler, riuscì finalmente a raggiungere la vetta. Per segnare l’impresa, ordinò di portare una croce di legno e paglia sulla cima e la bruciarono, in modo che i valligiani potessero vedere da lontano che la vetta era stata conquistata.
Negli anni seguenti, Pichler, da pastore, divenne guida ufficiale dell’Ortles e aprì diverse vie sulla montagna, oggi abbandonate a causa del ritiro dei ghiacci e della loro pericolosità.