Territorio

Savogno: il borgo sospeso tra cielo e pietra

savogno il borgo sospeso tra cielo e pietra

Tra le pieghe montane della Valchiavenna, c’è un luogo che sembra sospeso nel tempo e nello spazio: Savogno. Un borgo abbandonato, nascosto tra pendii ripidi e cascate fragorose, che affascina chi ama i luoghi remoti, il silenzio, la storia dimenticata. In questo articolo ti porto con me attraverso vicoli di pietra, gradini nascosti, leggende, architettura rurale e panorami che tolgono il fiato. Preparati a scoprire un borgo che è al contempo testimonianza, memoria, mistero e rigenerazione.


Dove si trova Savogno e come è nato

Savogno è situato nel territorio del Comune di Piuro (provincia di Sondrio), nella Valchiavenna, a un’altitudine di circa 932 metri sul livello del mare. 
Il borgo medievale era parte dell’economia rurale alpina: agricoltura di montagna, allevamento, una vita povera ma autosufficiente. Con il tempo, l’isolamento geografico ha contribuito a mantenerlo intatto.
Negli anni Cinquanta‑Sessanta, però, l’attrattiva dei centri urbani e la difficoltà di collegamento stradale portarono a uno spopolamento progressivo, fino al definitivo abbandono nel 1968.


Il fascino dell’isolamento: l’accesso e la scalata dei gradini

Uno degli elementi più caratteristici (e avvincenti) di Savogno è che non è raggiungibile in auto: l’accesso è tramite una mulattiera antica che richiede fatica e pazienza. 
Si percorrono circa 2.886 gradini – attraversando boschi, cascate e muretti a secco – fino al borgo. 
Il punto di partenza è spesso la località Sarlone / Borgonuovo di Piuro, lungo il sentiero che costeggia le splendide Cascate dell’Acquafraggia.
Il percorso è un’esperienza in sé: l’acqua che scroscia, il verde che avvolge, e la consapevolezza che ogni passo ti avvicina a un mondo remoto.


Architettura, elementi distintivi, vita di un tempo

Una volta superata la salita, entri nel borgo: case in pietra e legno, loggiati tipici, stretti vicoli acciottolati. 
La Chiesa parrocchiale (dedicata a San Bernardino da Siena e Sant’Antonio Abate) risale al 1465 e conserva affreschi antichi e un campanile dal design rinascimentale, ancora oggi ben visibile. 
Tra le altre testimonianze: fontane pubbliche del Seicento, il vecchio mulino, un torchio per la produzione del vino (datato 1706) e le stalle delle abitazioni. 
Il borgo non appare come un “paese abbandonato” nel senso convenzionale, ma piuttosto come un luogo “in attesa”, dove la sua struttura resta intatta e dove sembra che la vita possa ritornare.


Leggende, eventi storici e memoria collettiva

Savogno custodisce storie affascinanti: una delle epoche più cupe fu l’epidemia di peste del XVII secolo, che costrinse gli abitanti a drastici gesti per proteggersi (in alcuni casi la distruzione di ponti per isolarsi). 
Un altro tema è la continuità della memoria: in estate alcuni discendenti degli ex residenti “ritornano” per rivivere il borgo, accendere nuovamente antiche case, celebrare feste e riportare vita per qualche tempo.


Quando visitarlo: stagioni e consigli pratici

Periodo ideale: primavera inoltrata, estate e inizio autunno — quando i boschi sono rigogliosi, il clima è mite, e il sentiero non è ghiacciato. 
In inverno l’accesso diventa più difficile per neve e ghiaccio, e molte strutture non sono operative.
Cosa portare: scarpe da trekking robuste, acqua, uno spuntino, giacca antivento; non ci sono servizi all’interno del borgo stessi (ristoro limitato al rifugio Savogno, in stagione)
Durata dell’escursione: considerare il tempo per salire, per esplorare il borgo e tornare. È un impegno fisico, ma ben ricompensato.


Savogno e altri borghi sospesi della Valtellina

Savogno è forse il caso più noto, ma non è l’unico “borgo sospeso” nella regione.
Un altro esempio interessante è Sostila, borgo medievale della Val Fabiolo, a circa 820 metri d’altitudine. 
Sostila è raggiungibile solo a piedi, percorrendo la mulattiera della valle o da Tartano, e conserva elementi architettonici originari: la vecchia scuola, la chiesa della Madonna della Neve, molte case in pietra settecentesche. 
Anche lì l’assenza di strade carrabili ha contribuito alla “conservazione dall’oblio”. 
Ma è Savogno che, per l’imponenza del suo percorso-accesso, il forte richiamo paesaggistico e l’aura di borgo “tra le nuvole”, cattura l’immaginario collettivo.


Perché visitarlo

  • Riconnessione con la storia: vivere un’esperienza in cui il passato emerge non come museo, ma come luogo da toccare

  • Silenzio e contemplazione: lontano dal traffico, dalla tecnologia, si ascolta solo natura e pietra

  • Fotografia e atmosfera: architetture autentiche, giochi di luce, vedute spettacolari sulla valle

  • Rigenerazione personale: camminare, staccare, respirare

  • Impegno turistico responsabile: valorizzare luoghi fragili e sostenere piccoli progetti locali di recupero

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