Biografia Giacomo Matteotti
Nato nel 1885 a Fratta Polesine, nella provincia di Rovigo, Matteotti fu assassinato a Roma nel 1924 da sicari affiliati al regime fascista. Originario di una famiglia di possidenti terrieri e dotato di una mente illuminata, esercitò la professione di avvocato e ricoprì importanti incarichi politici locali, tra cui quello di sindaco di Villamarzana e consigliere provinciale di Rovigo. Fu un prominente esponente del Partito Socialista, venendo eletto alla Camera dei Deputati nel 1919.
SE MUSSOLINI AVESSE RAGGIUNTO IL RIDOTTO DELLA VALTELLINA
Nel 1922, Matteotti fu tra i promotori della creazione del Partito Socialista Unitario e ne divenne segretario nazionale. Si distinse come fervente oppositore del regime fascista, difendendo gli interessi dei braccianti agricoli e subendo ripetute minacce e aggressioni da parte dei gruppi fascisti, che ostacolarono anche la sua attività forense e parlamentare. Nel 1924, di fronte alla crescente violenza fascista contro i membri dell’opposizione politica, Matteotti pronunciò un discorso documentato alla Camera dei Deputati, denunciando le violazioni dei diritti da parte dei fascisti contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani e liberali progressisti. In risposta, Mussolini pubblicò su Il Popolo d’Italia un articolo che incitava alla repressione del deputato polesano.
Delitto Matteotti
Il 10 giugno 1924, Matteotti fu aggredito e rapito da un gruppo di fascisti mentre si trovava lungo il Lungotevere Arnaldo da Brescia a Roma. Dopo essere stato caricato su un’auto con la forza, fu brutalmente ucciso a coltellate e le sue spoglie furono nascoste in un boschetto di Riano Flaminio, dove furono scoperte solo il 15 agosto successivo. Due anni dopo, i fascisti responsabili del suo omicidio, difesi da Roberto Farinacci, braccio destro di Mussolini, furono processati a Chieti e condannati a pene relativamente lievi, uscendo presto di prigione.