Nel cuore delle Alpi italiane, il piccolo paese di Tresenda divenne, nell’autunno del 1983, teatro di una delle tragedie naturali più devastanti che il Paese ricordi. La frana di Tresenda non è solo un capitolo doloroso della storia locale, ma un monito perenne sull’importanza della prevenzione e della gestione del territorio. Questo articolo vuole essere un omaggio alla memoria di quelle vittime e un approfondimento su cosa sia accaduto, le cause, le conseguenze e le lezioni apprese.
Frane di Tresenda
Le frane di Tresenda, località che fa parte del comune di Teglio, rimangono indelebili nella memoria a causa della loro tragicità. Avvenute tra il 21 e il 23 maggio 1983, durante intense precipitazioni, segnarono profondamente la comunità locale. Le piogge torrenziali, con oltre 200 millimetri di accumulo, causarono gravi danni, soprattutto lungo l’area tra Chiuro e Bianzone.
Tragedia italiana
Nella mattina del 22 maggio, una frana colpì l’ingresso di Tresenda, sfondando i muraglioni ma fortunatamente non raggiungendo la strada statale 38, evitando così zone abitate. Tuttavia, verso mezzogiorno dello stesso giorno, una frana di dimensioni ancora maggiori si abbatté su Tresenda, provenendo dalla zona sotto il campanile di Sommasassa. Questa frana investì case e terrazzamenti, causando la morte di 13 persone. Il giorno successivo, il 23 maggio, un’altra frana colpì la frazione di Valgella, causando ulteriori 4 vittime.
TARTANO, DALLE PRIME VITTIME DELL’ALLUVIONE AL PONTE NEL CIELO
Altri movimenti franosi furono registrati in diverse zone, tra cui Bianzone, Motta nel comune di Villa di Tirano e lungo la strada che collega Bormio a S. Caterina Valfurva. La strada statale 39 dell’Aprica divenne inagibile a causa della riattivazione di un’antica frana. Anche a Semogo, movimenti franosi si verificarono, con materiale che penetrò parzialmente nell’abitato. Ulteriori frane avvennero a monte di Moia nel comune di Teglio e in Val di Arigna nel comune di Ponte in Valtellina.
Il bilancio complessivo fu drammatico: 17 morti, 20 feriti e 3205 evacuati in diverse località della provincia di Sondrio. La memoria di quei giorni continua a vivere nei racconti di coloro che hanno vissuto quella tragica esperienza.