Territorio

Il borgo scomparso della Valchiavenna

il borgo scomparso della valchiavenna

Nel cuore della Valchiavenna, in provincia di Sondrio (Lombardia), si trova un luogo singolare: il borgo di Piuro. Apparentemente un comune come tanti, ma con una storia tanto ricca quanto tragica, tanto reale quanto leggendaria, che lo rende “il borgo che non esiste”. In questo articolo andremo a scoprire quando, come e perché Piuro fu cancellato dalla geografia fisica, e come – nonostante tutto – sopravvive nella memoria, nei resti archeologici e nell’immaginario dei visitatori.


Le origini e l’impulso economico

La storia di Piuro risale all’alto Medioevo: il borgo era citato già attorno al 973 con il nome di Prore o Plurium.
Beneficiava di una posizione strategica lungo la Val Bregaglia, collegata alla Valchiavenna, in vicinanza del passo del Maloja e del Settimo, importanti vie alpine. 
Una delle sue fortune fu l’estrazione e la lavorazione della pietra ollare: un materiale che grazie alla sua morbidezza e resistenza al calore era molto richiesto per pentole, stoviglie, strumenti di cucina. Si trovava nelle cave intorno a Piuro e Chiavenna, e l’attività artigianale viaggiava anche verso la pianura e l’estero. 
Questo fece sì che Piuro divenisse un borgo fiorente, ricco, con palazzi e edifici prestigiosi, e con famiglie mercantili e artigiane che avevano contatti europei.

Piuro non era un villaggio sperduto e povero, ma un centro attivo, inserito nei traffici alpini, con produzione artigianale e commerciale di rilievo. Questo rende ancora più drammatica la sua scomparsa.


La catastrofe del 4  settembre 1618

Il 4 settembre 1618 (nel calendario gregoriano; per alcune fonti era il 25 agosto secondo il calendario dell’epoca) avvenne la tragedia che segnò per sempre Piuro.
Dal versante del monte Conto (o Mottaccio, secondo le fonti) si staccò una colossale frana — stimata in diversi milioni di metri cubi — che travolse il borgo di Piuro, praticamente distruggendolo e seppellendolo.
Le testimonianze parlano di circa 900‑1.200 morti, dato che rende l’evento una delle più drammatiche frane alpine del XVII secolo. 
In poche parole, il borgo prospero diventò “il borgo che non esiste”: gran parte dell’abitato fu cancellata, gli edifici sepolti, le famiglie spazzate via. Solo pochi superstiti riuscirono a salvarsi.


Cosa resta oggi del borgo

Se cerchi Piuro “come una volta”, ti renderai conto che quel borgo non è più visibile nella forma originaria. Questo è ciò che si intende per “non esiste”: non esiste più com’era.
Tuttavia, esistono resti archeologici e testimonianze:

  • Resti della strada, muri, un’officina di tornitura scoperti durante campagne di scavo.

  • Il campanile della chiesa di Sant’Abbondio, che parzialmente sopravvive, fa parte delle memorie del borgo originario.

  • Il glorioso Palazzo Vertemate‐Franchi (costruito nel 1577) che, pur lontano dal centro distrutto, è una delle poche testimonianze architettoniche dell’epoca.

  • Zone archeologiche che continuano ad essere studiate, con ritrovamenti che confermano la ricchezza economica del borgo prima della catastrofe.

In sostanza, Piuro vive come “buried city” (città sepolta) e come memoria storica e archeologica di un evento che ha cambiato la geografia e la società della Valchiavenna.


Perché il borgo che non esiste?

L’espressione è forte, ma ben calibrata:

  • Perché l’antico abitato non esiste più nella sua forma originale.

  • Perché la frana ha cancellato gran parte del tessuto urbano e molte vite.

  • Perché ciò che possiamo oggi vedere è un nuovo borgo (o frazioni) slegate dall’antico centro sepolto.

  • Perché la memoria storica convive con la natura e con i resti, dando a Piuro un’aura quasi leggendaria.


Cosa vedere e fare oggi

Se decidi di visitare Piuro e la zona della Valchiavenna, ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • Visita il Museo degli Scavi a Borgonuovo (frazione di Piuro) per capire meglio la frana del 1618.

  • Passeggia lungo i sentieri che conducono ai resti dell’antico borgo o alle aree archeologiche.

  • Ammira il Palazzo Vertemate‐Franchi nei suoi affreschi e ambienti: è un ponte tra il passato grandioso di Piuro e il presente.

  • Approfitta della natura: la Valchiavenna offre paesaggi splendidi — valli, boschi, cascate — perfetti per una esperienza “slow”.

  • Informati in anticipo: alcune zone possono essere meno attrezzate, e parte del fascino è proprio l’essere in un luogo che mescola storia, natura e silenzio.


Il borgo di Piuro è un luogo che incarna la potenza della natura, la fragilità della condizione umana, ma anche la forza della memoria. Non esiste più come un tempo, eppure continua a esistere — nei resti, nelle storie, nei sentieri, nei musei e nella natura che lo circonda.
Visitarlo significa fare un viaggio nel tempo: non soltanto per vedere ciò che resta, ma per sentire che un tempo lì sorgeva una comunità prospera e attiva, cancellata da una frana, ma non dimenticata.

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