Giardino degli Alberi
Un gesto incomprensibile ha mandato in fumo due anni di lavoro scientifico. Nei giorni scorsi ignoti hanno devastato il campo sperimentale del Parco delle Orobie Valtellinesi a Cedrasco, parte del progetto europeo “My Garden of Trees”, promosso dalla Commissione Europea per studiare la capacità di adattamento delle foreste ai cambiamenti climatici.
Il sito, allestito in una radura comunale isolata, ospitava oltre duemila piantine di abete bianco e altrettante di faggio, oggetto di monitoraggio costante attraverso rilievi fotografici settimanali. Le piccole piante, alte solo pochi centimetri, sono state sradicate e distrutte, compromettendo irrimediabilmente la sperimentazione.
My Garden of Trees
La ricerca, della durata complessiva di cinque anni, prevedeva oltre 120 osservazioni per ogni piantina e coinvolge più di 300 siti in tutta Europa.
Il Parco delle Orobie rappresenta uno dei 16 siti italiani e l’unico, insieme al Parco Adamello Brenta, situato nella regione alpina.
I dati raccolti dai “giardini degli alberi” europei servono a sviluppare modelli previsionali utili a progettare foreste più resilienti e capaci di affrontare il cambiamento climatico.
Il gesto vandalico
L’azione, definita dal Parco un atto vandalico fine a sé stesso, ha colpito un’iniziativa di valore ambientale e scientifico.
«Ci piacerebbe pensare che si tratti di una ribellione ragionata contro la ricerca – ha commentato il presidente del Parco – ma temiamo che gli autori non sapessero nemmeno cosa stavano distruggendo. Probabilmente non hanno nemmeno letto i cartelli esplicativi. È un gesto gratuito che danneggia l’ambiente e offende l’intera comunità».
Il Parco ha presentato denuncia contro ignoti per danneggiamento e sta cercando di recuperare le piantine ancora utilizzabili per tentare di salvare almeno parte del lavoro.
Le conseguenze per la ricerca
Il direttore esprime tutta l’amarezza per l’accaduto:
«Due anni di rilevamenti e molte ore di lavoro sono stati azzerati in pochi minuti. Ora dovremo spiegare ai colleghi europei che la sperimentazione sulle Alpi centrali italiane potrà contare solo su dati parziali».
Oltre al danno scientifico, l’episodio rappresenta anche un colpo d’immagine per il territorio, che non merita di essere associato a un atto di tale inciviltà.
Un episodio che lascia amarezza e rabbia, ma che non fermerà l’impegno di chi lavora ogni giorno per proteggere la biodiversità e costruire foreste più forti e resilienti.
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