19 Aprile 2024 03:50

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28 luglio 1987: l’Alta Valtellina cambia per sempre conformazione

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La mattina del 28 luglio 1987 alle ore 7:23, l’Alta Valtellina cambiò per sempre la sua conformazione e storia.

Immaginate una montagna intera di fango che precipita a valle per oltre 1300 metri di dislivello ad una velocità che è stata stimata in oltre 400 km/h, quel fango sommerge paesi, strade, fiumi, per chilometri e chilometri la Valtellina tra Sondalo e Bormio venne cancellata in un istante, per fortuna i paesi erano stati evacuati in via precauzionale.

IL VAJONT DELLA VALTELLINA

Nonostante questo 35 persone persero la vita, probabilmente ancora prima di essere raggiunte dal fango, schiacciate dallo spostamento d’aria. Tutta la zona di Bormio e valli rimase isolata per mesi, raggiungibile solo tramite gli alti passi dello Stelvio, del Gavia e della Forcola di Livigno.

Diversi elicotteri bipala giunsero da Roma per prestare soccorso, i bormini si ricordano bene l’atterraggio di quei mostri in paese, quando tremarono i vetri delle case, alcune delle quali portano ancora i segni delle crepe causate dalla scossa di terremoto provocata dalla frana.

Nella chiesa di San Martino Morignone si trovava un’antica lastra con segni di epoca arcaica, più volte soggetta a studi, come anche un altare del 1093, tutte opere che purtroppo non esistono più, sepolte sotto decine e decine di metri di roccia e fango.


Il disastro della Val Pola ha acceso un dibattito in Italia, quello relativo alla responsabilità umana sulle Alpi con le sue costruzioni ed i suoi interventi invasivi dietro questi eventi. Il Presidente Cossiga, ricordando gli eventi della Valtellina 1987, disse: “Nessuno può sentirsi responsabile solo per sé stesso, ciascuno deve sentirsi, come è, responsabile dei problemi e delle difficoltà degli altri, di tutti gli altri. È proprio il livello di sviluppo raggiunto dal nostro Paese che ci impone di non rispondere più soltanto per noi stessi, ci impone il dovere di far crescere insieme una società che non sia una sola catena di separatezze”.
Marco Trezzi

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