La Valtellina è indubbiamente un piccolo paradiso terrestre, ma nello stesso tempo è anche una provincia chiusa per conformazione territoriale e questo, negli anni ha creato una sorta di isolamento culturale.
Lo si capisce anche dalla nostra abitudine di fare comunicazione, quasi sempre verso l’interno, con affermazioni di tipo entusiastico utilizzando termini che richiamano le parole “migliori”, “più” o simili.
Per questo da qualche tempo stiamo cercando di portare avanti un approfondimento, tramite interviste con valtellinesi che hanno avuto successo lontano da casa, che possono quindi fornire un’opinione, magari anche critica, ma sempre costruttiva, sul nostro turismo.
Il dibattito è sempre utile e necessario, come del resto ascoltare l’opinione dei viaggiatori che conoscono bene la Valtellina.
Oggi abbiamo parlato con Francesco Tuia, classe 1986, con vasta esperienza nelle risorse umane e un passato come recruiter, che da tre anni lavora a Malta come HR and Office Manager.
Confrontandosi con sistemi turistici stranieri che opinione si è fatto della Valtellina turistica?
La mia opinione purtroppo è negativa, l’appetibilità della Valtellina a livello turistico non brilla. Per quanto sia un posto meraviglioso, come molto spesso accade in italia, viene rovinata da infrastrutture e strutture turistiche non all’altezza, ma il problema più grave resta sempre e comunque la mentalità di buona parte della classe imprenditoriale locale, che non investe e migliora la propria offerta di servizi (se paragonati ai prezzi richiesti). Mi capita spesso di parlare con colleghi e amici stranieri che mi raccontano di quando vanno un weekend in Italia. Non parlando italiano si trovano in difficoltà nel prenotare un hotel, rifornire la macchina o visitare attrazioni, data la carenza di personale turistico che parla inglese e di indicazioni e materiali informativi multilingue.
Quando torna in provincia di Sondrio quali sono le sue sensazioni da turista?
Non positive purtroppo. Ogni volta che rientro non si contano le aziende che hanno chiuso o stanno per farlo. Cessano attività storiche e aprono “compro oro” e negozi orientali. Se il conto delle attività aperte contro quelle chiuse probabilmente resta in attivo, la qualità delle stesse no. Soprattutto nel sondriese ci sono sempre meno eventi che possano attrarre turisti, troppo spesso inadeguati ad intercettare e attrarre flussi turistici.
Lei vede più stranieri o più lombardi come turisti per le nostre valli?
Gli stranieri sono abituati ad avere servizi migliori, in posti peggiori, a prezzi simili o anche inferiori, quindi direi più lombardi ovviamente, anche se sempre più spesso gli conviene visitare la bergamasca e il bresciano per una questione di migliori collegamenti.
Dove dovremmo investire per migliorare la nostra appetibilità sul mercato?
Inizierei con una strada vera per riuscire ad arrivare a Sondrio e Tirano. A dir poco assurdo che nel 2015 un capoluogo di provincia non abbia ancora almeno una superstrada che lo raggiunga e lo serva adeguatamente. Investirei in tre cose: formazione per i nostri operatori turistici, con corsi di lingua e management; infrastrutture IT per permettere lo sviluppo in valle, anche senza collegamenti e trasporti adeguati, di un terziario avanzato; investirei soprattutto nel cambio di mentalità della classe dirigente. Prima di puntare all’autonomia amministrativa dovremmo dimostrare che sappiamo gestirci bene da soli.