Turismo non vuole solo dire vacanze e divertimento, ma anche tanti posti di lavoro legati all’appetibilità di un territorio, alla sua capacità di promuoversi e farsi conoscere ed apprezzare.
Oggi abbiamo deciso di parlare di questa faccia della medaglia, quella di chi, grazie la turismo valtellinese e valchiavennasco, lavora, a tempo pieno o stagionalmente e porta avanti un’importante fetta di PIL della provincia di Sondrio.
Lo abbiamo fatto insieme a Michela Turcatti, componente della Segreteria della Camera del Lavoro di Sondrio, la cui attività si concentra principalmente sulle categorie giovani, donne e migranti.
Michela Turcatti in Cgil si è occupata di servizi in Csf (fiscale) e Inca (patronato). Rapidamente, in un progetto generale e condiviso di ringiovanimento e rinnovamento dell’Organizzazione, è entrata a far parte della Segreteria della Camera del Lavoro di Sondrio, pur continuando la sua attività nei servizi presso le sedi e sul territorio, in particolare nella zona di Tirano e Alta Valtellina.
La crisi si è fatta sentire in provincia per quanto riguarda il numero di addetti del comparto turistico?
Assolutamente. C’è stata una riduzione considerevole di personale assunto, in valori numerici, specie nella forma di lavoro dipendente, e in termini di periodo di occupazione. D’altro canto abbiamo assistito all’esplosione di forme di lavoro accessorio, come per esempio i voucher. Per quanto riguarda particolari realtà, come rifugi e simili (molto legati all’alta stagionalità) potrebbe essere da un lato comprensibile, mentre dall’altro lato non è sostenibile e comprensibile se pensiamo a negozi, esercizi commerciali, ovvero alle molte realtà in cui i voucher sono stati adottati (o abusati), quale sostituto di vere e proprie assunzioni.
Quella del lavoro accessorio non può essere considerata una forma di lavoro sostenibile.
Gli stagionali saranno stati i primi ad essere penalizzati immaginiamo
Certamente gli stagionali hanno accusato pesantemente il problema. Meno assunzioni, periodi di occupazione stagionale ridotti, contratti e stipendi meno favorevoli rispetto al passato, potere contrattuale minimo dovuto all’alta sostituibilità della gran parte delle figure richieste. Senza scordare che nel settore turistico il lavoro accessorio, i voucher, dilagano per cui, in questa realtà, non è assolutamente scontato il fatto di avere un contratto.
Problemi di offerta, ma anche di domanda di lavoro. Quali sono le figure più richieste dagli operatori turistici valtellinesi?
Diciamo che le figure professionali più specializzate, nella maggior parte dei casi, rappresentano la piccola fetta di nuovo personale occupato, non cambiano tanto spesso.
In genere sono le figure professionali più facilmente sostituibili, ovviamente, a essere investite dal problema. Lo chef generalmente resta al suo posto, così come altre figure specializzate che non risentono di un grande turnover, che non a caso riguarda soprattutto i profili meno specializzati o qualificati, immediatamente intercambiabili dall’azienda e in cui la concorrenza abbonda.
A differenza di un passato non così remoto, sono sempre meno i lavoratori che hanno una certezza o garanzia di una continuità nelle stagioni che si susseguono.
Certamente personale con specializzazioni di tipo linguistico, specie in alta Valtellina, è maggiormente ricercato, visto il flusso turistico, la padronanza o la conoscenza di lingue dell’est, ma ancor più del nord europa, non possono che essere un valore aggiunto.
Valtellina Mobile è letto principalmente fuori provincia, ma a volte riceviamo delle richieste di informazioni sul mercato del lavoro turistico. Quali sono i consigli che si sente di dare a chi cerca occupazione nel nostro turismo?
Purtroppo non è semplice dare consigli. La situazione non è felice, tutt’altro. Certo, come accennavo prima, specializzazioni che rispondono alle tipologie dei flussi turistici (torno alla padronanza di lingue, nella fattispecie est e nord europa, che può risultare determinante) possono rendere un profilo più ricercato e consentire qualche possibilità in più.
Che previsioni si sente di fare sulla prossima stagione invernale sul fronte occupazionale?
Non c’è certamente ottimismo. Ma d’altro canto non è possibile fare previsioni in un contesto economico simile. La crisi non è certo superata, il bonus Renzi da 80 € non ha dato i risultati che in molti speravano o si aspettavano, i consumi non hanno accennato a riprendersi e aumentare.
In questa situazione la riuscita di una stagione, in termini turistici e quindi occupazionali, non può dipendere certo dal fatto che circolino più soldi (semplicemente perché in termini economici non sarà così). Detta in maniera spiccia, se ci sarà più gente e maggiore afflusso non sarà perché ci sono più soldi.
Sono altri i fattori che potranno risultare decisivi: il meteo, non determinabile, le abbondanti nevicate o meno, il fatto che qui magari nevichi più che altrove, tutte voci che non è semplice prevedere.
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