28 Marzo 2024 13:40

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Il dopo Expo la vera sfida valtellinese: formazione, servizi e offerta

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Prosegue il nostro approfondimento su cosa sta significando l’esposizione universale di Milano per la Valtellina. Oggi cambiamo completamente scenario, entrando nel mondo sindacale, ma ci sembra giusto farlo, interpellandone su temi innovativi le nuove generazioni, e per questo abbiamo fatto qualche domanda a Michela Turcatti, componente della Segreteria della Camera del Lavoro di Sondrio.
La Valtellina doveva essere dentro o fuori l’Expo?
Stare all’interno di Expo avrebbe certamente consentito alla Valtellina di raccogliere una serie di esperienze interessanti. In particolar modo la provincia di Sondrio avrebbe potuto aprire un confronto e una rete di scambi e conoscenze ampie, a vari livelli, ad ampio raggio con attori internazionali, che certo non avrebbero che potuto accrescere le competenze degli addetti ai lavori valtellinesi.
D’altro canto, la vetrina in via Dante non è certo irrilevante. La sfida ora, dopo questa vetrina sul mondo, è ottimizzare e concretizzare questa visibilità in termini di qualità e offerta che siano al livello di tale impatto. Farsi vedere e conoscere, certo, ma soprattutto dare un senso alla scelta di chi viene in Valtellina e soprattutto che, si spera, ci vorrà tornare.
Potremmo inoltre parlare a lungo dei modi in cui la Valtellina ha affrontato questo appuntamento (scarso coordinamento e regia, la difficoltà di fare sistema, il chiudersi in campanilismi…) che hanno a tratti rischiato di vanificare l’impegno di molte persone e aziende, sia prima che durante, ma il quesito se esserci oppure no credo sia a questo punto del tutto superato. Ora, perché tutto ciò non venga vanificato, occorre ragionare e agire in una prospettiva “oltre e post expo”, puntando su prospettiva, qualità di formazione, servizi e offerta.
Che cosa deve aspettarsi la provincia di Sondrio dai due milioni di euro investiti sull’evento?
Ci potrebbero essere ricadute positive anche sul nostro territorio, seppure, a detta degli esperti e addetti ai lavori, non come da aspettative e soprattutto non facili da misurare. Manca un soggetto che stia misurando qualità e quantità in termini di affluenza e ricadute tangibili (positive, modeste o meno). Ricadute che comunque dipenderanno dal fatto che vi sia o meno una cabina di regia in grado di pensare a uno sviluppo complessivo, che si apra alle nuove possibilità del turismo e dell’enogastronomia di qualità e a una dimensione internazionale, soprattutto alla luce di due milioni di euro di soldi investiti. Purtroppo conosciamo fin troppo bene i limiti in termini turistici del nostro territorio rispetto ad altri territori, anche, o soprattutto, limitrofi. Expo può e potrà rappresentare un’opportunità irripetibile di rinnovamento e crescita, culturale e qualitativa, che non può rischiare di essere colta solo a metà, e che sia soprattutto in grado di portare sul territorio qualcosa di concreto e tangibile.
Cosa le ha lasciato Expo nelle sue visite finora?
Ci sono stata pochi giorni fa per lavoro, e sicuramente l’impressione che si ha è quella di trovarsi “in mezzo” al mondo, in un contesto davvero internazionale. L’impatto è certamente forte, e se penso alla macchina organizzativa e soprattutto occupazionale (si pensi ai giovani che, quotidianamente e per sei mesi, vi lavorano) il tutto è davvero imponente e importante.
D’altro canto, però, non posso che sottolineare una serie di critiche che proprio non posso tacere, senza per questo accodarmi a chi deve essere “contro Expo” per forza.
Il tema, importantissimo, della nutrizione e del pianeta, non mi è sembrato purtroppo il punto focale dell’esposizione. Il fatto di sapere e vedere una serie di padiglioni dedicati a brand iper noti e che poco hanno a che fare con il nutrimento del pianeta (ma anzi, noti purtroppo a causa dello sfruttamento di terra, uomini e donne) credo abbia già di per sé mostrato alcuni dei limiti negli intenti dettati dal claim dell’esposizione.
Colgo inoltre l’occasione, usando uno sguardo che si focalizza, naturalmente, sul mondo del lavoro, per sottolineare che purtroppo poco o nessuno spazio è stato dato a un importantissimo tema…ovvero le condizioni di vita e lavorative, di chi questo pianeta lo nutre davvero. Penso agli addetti ai lavori dell’agricoltura che, anche nel nostro stesso paese, spesso nelle mani di caporali, lavorano in condizioni a tratti disumane e pagati in modo assolutamente non adeguato, dove la sicurezza sul lavoro e i diritti minimi non vengono in molti casi rispettati e dove non è purtroppo raro morire sul lavoro.
Penso inoltre che sia stata un’occasione mancata il fatto di non aver affrontato finora, nel corso di tutta l’esposizione, il tema del trattato TTIP, che interesserà e modificherà pesantemente le qualità e garanzie anche degli stessi prodotti del made in Italy ed europei in generale.
È giusto usare Expo per intercettare il turismo di prossimità, target disponibile anche prima del 1° maggio e dopo il 31 ottobre?
Il fatto di intercettare i turisti, di prossimità o meno, credo non possa di per sé essere visto in termini negativi e potrebbe comunque portare buoni risultati (specie verso un territorio che a tratti sembra troppo sconosciuto o poco appetibile anche ai nostri vicini). L’essenziale dovrebbe essere, però, riuscire a offrire servizi di qualità e lavorare nell’ottica di territorio in termini qualitativi, e non meramente quantitativi (come purtroppo spesso accade). Purtroppo anche questo rientra fra le problematiche legate al fare turismo in provincia di Sondrio. In moltissimi casi, infatti, anche i potenziali turisti di prossimità preferiscono altri territori, magari più lontani o inaccessibili per una serie di motivi.
Come attirare il maggior numero di persone possibile è un primo passo certo, ma soprattutto il fulcro dovrebbe essere come conquistarle e fidelizzarle.
Per quale motivo chi non l’ha ancora visitata dovrebbe farlo entro il 31 ottobre?
Si tratta sicuramente di un evento importante, unico nel suo genere, certamente ricco di spunti e riflessioni e che mette in mostra il mondo, o almeno una parte di esso. Anche solo per poter avere un’opinione diretta e viva dell’evento.
E il dopo Expo?
L’attenzione ora deve però necessariamente focalizzarsi su un “orizzonte oltre e dopo EXPO”. Lo slogan “Nutrire il pianeta – Energia per la vita” deve davvero rappresentare un contributo per risolvere le grandi questioni ad esso correlate.
Perché l’esposizione possa avere un senso, oltre alla vetrina che rappresenta, si deve evitare che il dopo EXPO si riduca a un grande investimento immobiliare! A Milano, quell’area mi auguro possa diventare un investimento per il futuro economico, culturale e di crescita del nostro paese.
Nel territorio valtellinese, è altrettanto fondamentale che vi sia un obiettivo di prospettiva verso la qualità che perduri dopo l’Expo.
Il turismo valtellinese dovrà necessariamente superare la sua dimensione stagionale e, imparando anche dai territori limitrofi, trasformarsi in un turismo sui 12 mesi, che possa tradursi contemporaneamente in buona occupazione.

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