“Finalmente liberi”. Così titolavano i giornali il 26 ottobre 1999. Esattamente il 25 ottobre, alle 17:27 entravano le prime auto nel tunnel del Monte Barro e del San Martino (una vecchia Vespa in particolare percorse il Barro come primo veicolo).
Quel giorno ci fu un’inaugurazione in pompa magna. L’attraversamento di Lecco rappresentava un’opera fondamentale per Milano, Brianza, Valtellina e soprattutto per Lecco, che dal boom economico del dopoguerra, fino quasi al nuovo millennio, si è sorbita infinite code di auto sulle strade cittadine. L’opera misura 11,2 chilometri, tutti in tunnel e viadotti, costato qualcosa come 600 miliardi di lire. Di fatto è l’attraversamento cittadino a due canne più complesso che Anas abbia mai realizzato.
Alla fine del gennaio 1985, in occasione dei Mondiali di sci a Bormio, dopo la grande nevicata, veniva aperto il terzo ponte tra Pescate e Lecco, il ponte Manzoni, che poi servirà direttamente la nuova superstrada. Nel 1991 iniziarono i primi scavi del Barro e del San Martino, nonostante i primi progetti risalgono al 1966, ci vollero 33 anni per portarla a termine, tra scandali, blocchi, incidenti e cambio progettuali.
Il tunnel del San Martino fu un vero e proprio “parto gemellare”, doveva essere previsto con un sofisticato sistema a canne sovrapposte, poi cambiato a favore di un sistema a canne separate. La zona sotto il Caleotto fu soggetta a più interventi e modifiche a causa di continui allagamenti. Un tunnel nato male nella prima parte sotto le vie cittadine, con un percorso in continua curva per evitare gli ostacoli soprastanti, soggetto negli anni a numerosi incidenti. I primi progetti avevano in preventivo di costruire due tunnel che tagliassero Lecco compiendo un lungo semicerchio, per evitare così tutti i problemi legati al passaggio sotto il centro abitato, per motivi di costi ovviamente, si scelse quest’ultima opzione.
Il progetto più interessante, sarebbe stato il primo al mondo, era un complesso sistema di tunnel sottomarino che galleggiasse poco sotto la superficie del lago, progetto peraltro in discussione per bypassare Argegno sulla sponda comasca. Anche qui però i costi erano stellari. Problemi e progetti a parte, da quel 25 ottobre, la statale 36 fu finalmente completa nella sua tratta a due corsie da Milano fino alla Valtellina. Per le asperità e il territorio che attraversa è tra le opere più complesse mai realizzate in Italia.
Marco Trezzi