Il Ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia dopo l’Adamello (pari a circa 11 km²) e il più esteso del Parco Nazionale dello Stelvio, risulta infatti essere in un forte stato di sofferenza a causa della crisi climatica. Una situazione allarmante – che riguarda anche gli altri ghiacciai del Parco – quella vissuta dal ghiacciaio, che riesce a sopravvivere solo grazie alla sua importante dimensione.
Il gigante si “veste di nero” ingrigito dal colore scuro dei detriti e anche dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, quelli che gli esperti definiscono “black carbon” (fuliggine, smog, ceneri derivanti dagli incendi boschivi e le immancabili microplastiche). Questo causa una diminuzione della sua capacità di riflettere la radiazione solare per cui, l’assorbimento, ne provoca una più veloce fusione.
Il ghiacciaio perde la sua qualifica di “himalayano” per effetto della frammentazione in tre corpi glaciali, per l’apertura di finestre di roccia estesi con un evidente collasso della parte terminale della lingua valliva e una marcata instabilità delle morene laterali, dovuta proprio all’abbassamento della superficie glaciale. Inoltre, a causa della fusione del corpo glaciale, aumenta il ruscellamento e il trasporto solido. Il risultato è una piana proglaciale, inesistente fino allo scorso anno, definita dagli esperti “sandur”, in cui si depositano ghiaie e sabbie.